martedì 25 maggio 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

3 febbraio2010
Ho tenuto duro finché ho potuto, ma dopo venti giorni di febbre e di tosse secca, rabbiosa, con fitte micidiali alla gabbia toracica ogni volta che provavo a riprendere fiato, dopo venti notti passate allo stesso modo, anzi peggio, con la tosse ancora più secca e più rabbiosa, con le costole in rovina e fitte ancor più micidiali, con una voglia di dormire che gravitava nell’area di mission impossible, alla fine ho capitolato. Con la cura contro l’influenza, letto, lana e tanta pazienza, ci sono andato avanti una vita. Rimedio della nonna o no, me l’hanno insegnato da piccolo e me la sono sempre cavata in cinque o sei giorni. Mai un’aspirina, mai un antibiotico. Naturalmente tutto ciò mi ha conferito una reputazione da primitivo, da selvaggio, una sorta di Neanderthal mai estinto. Ma dopo un po’ perfino mia moglie si è rassegnata. Stavolta deve trattarsi di qualcos’altro. Di qualsiasi bestiaccia virulenta si tratti, questo figlio di puttana è uscito dal buco del culo del mondo per venire da me con propositi di annientamento e devo dire che ce la sta mettendo tutta e mi ha ridotto uno straccio. Così, alla fine ho capitolato e sono andato dal dottore. Per la verità è una dottoressa, una persona intelligente. Non mi ha neanche chiesto perché non mi sono fatto vivo prima di ridurmi in questo stato. Mi ha prescritto cinque compresse di antibiotico e una sfilza di analisi da riempire uno di quei famosi rotoli che non finiscono mai. Domani vado a ritirare i referti. Nel frattempo ho finito la cura di antibiotici, è sparita la febbre e ho trovato uno sciroppo che tiene a bada la tosse. Il dolore alle costole sta sparendo e quasi non ci credo. Stasera niente antibiotico. Speriamo niente febbre anche domani o ricominciamo daccapo.
Tre settimane fa avevo pensieri di tutt’altro genere. Poi febbre, tosse, fitte alle costole, veglie moleste mi hanno travolto come una valanga. La vita può cambiare radicalmente, i desideri possono cambiare radicalmente, le priorità possono cambiare radicalmente. Dalla sera al mattino, da un momento all’altro, la commedia può volgere in dramma, il dramma in tragedia, la tragedia in fatalità. Questa è una riflessione seria, esistenziale. Ogni tanto ci casco. Meglio non approfondire. Vediamo quali erano le mie priorità tre settimane orsono. La prima era di riuscire a sistemare gli occhielli per fissare lo strallo di prua. Agli occhielli per le sartie avevo già pensato il giorno avanti. Sto parlando di una barca, naturalmente, una barchetta di quattro metri in vetroresina che ho comperato da un amico e ho intenzione di attrezzare per la navigazione a vela. Timone, barra, deriva, vela completa di armatura, albero e pennoni, tutto pronto. Sistemare lo strallo era l’ultima operazione prima della prova generale in mare. Sentivo già la scotta scorrermi in mano. Invece la scotta se ne sta in un angolo del garage, ancora arrotolata, la vela non garrisce al vento, i pennoni sono rimasti in un angolo del cortile insieme al timone, alla barra, alla deriva, agli occhielli per lo strallo, mai sistemati, le mie priorità stravolte. Viene da chiedersi, che cazzo vuol dire vivere? Certamente non significa fare programmi. Ma allora bisogna anche chiedersi come si può vivere senza fare programmi e rispondere a questa domanda credo proprio che siano cazzi. Almeno fino a quando non sentiremo un impellente bisogno di scrivere le nostre Confessioni come Sant’Agostino. Scherza coi fanti e lascia stare i santi, mi ripeteva una monaca in epoche lontane, quando avevo smesso da poco di credere alla cicogna e frequentavo Catechismo dalle Suore della Riparazione. Per la verità non stavo scherzando, anzi, il riferimento alle Confessioni era molto serio. Spero che sia stato altrettanto chiaro, così posso evitare accuse di blasfemia lasciando in pace Sant’Agostino. Del resto, in questa nostra epoca di ordinaria delinquenza, siamo abituati a confessioni di altro genere, quelle dei criminali e quelle dei pentiti. Come abbiamo già visto, però, tutto cambia, e i cambiamenti sono tanto repentini che ti manca il tempo di notarli. Le confessioni dei pentiti, per esempio, sono cambiate. Pare che costoro siano diventati dei cavalli di Troia introdotti, bene accetti, nelle istituzioni, al solo scopo di raderle al suolo e di far strage di funzionari scomodi. Si contano già le prime vittime. Si conta di varare nuove leggi che li rendano meno pericolosi. Comunque vadano le cose, hanno indubbiamente perso molto del loro romantico appeal. Tout passe, tout lasse, tout casse, et tout se remplace. Vuol dire mettere nel conto i cambiamenti, tanto più dolorosi quanto più repentini. Ma c’è un messaggio aggiuntivo, destinato a chi soffre di eccesso di autoconsiderazione: nel grande libro della natura, alla fin fine, qualunque cosa ci capiti, i valori fondamentali riappaiono inesorabili, sempre gli stessi. E’ il modo in cui la natura ripaga noi piccoli umani della nostra immensa presunzione: L’indifferenza.

Nessun commento:

Posta un commento