martedì 24 gennaio 2012

diario di un qualsiasi nessuno

L'erede australiano. Parte II

Dalla sua postazione defilata Marco ha seguito attentamente il colloquio e nota che a questa precisazione la donna appare rassicurata. Anche Olindo ha l’impressione di ispirarle fiducia.

-Ha qualche sospetto, c’è chi cova animosità verso la vostra famiglia?- le chiede. La domanda non coglie la donna di sorpresa. Apre di nuovo la borsetta e ne cava un’altra busta. Ne estrae un foglio e glielo passa.

-E’ del nostro vicino confinante- dice. La lettera contiene una serie di recriminazioni per il rifiuto di vendita del podere al prezzo concordato. Contiene anche insulti e vaghe minacce.

-Come mai l’accordo non è stato rispettato?- non può evitare di chiedere.

-Il prezzo era stato stabilito da mio padre anni orsono, ma senza un reale impegno, perché non era ancora stata presa una decisione definitiva. Poi anche i Frattini se la sono presa comoda, sperando forse in una riduzione, e sono passati degli anni. Di recente si erano rifatti avanti, ma a questo punto il prezzo non poteva essere mantenuto- spiega la donna.

-Mi sembra logico- , approva Olindo. –Credo-, le dice, -di avere già qualche appiglio per iniziare l’indagine. Se non le dispiace, terrò io la lettera- La donna fa un gesto di assenso, estrae dalla borsetta il carnet degli assegni e ne compila uno per duemilaseicento Euro. Lo stacca e lo posa sulla scrivania.

-Pensi lei ad intestarlo- dice.

-Come vuole-, dice Olindo. –Certamente dovremo rivederci. Nel frattempo la terremo informata nel caso di nuovi sviluppi-

-Chiami pure quando vuole- dice la donna uscendo, -ha il mio numero-.

-Che ne pensi?-chiede Olindo appena rimangono soli. Prima di rispondere, Marco ci pensa un momento.

-Non lo so, mi pare tutto un gran casino-

-A che punto sei con quel pedinamento?-

-Si potrebbe dire concluso. Dipende dal cliente-

-Che significa?-

-Significa che sono riuscito a prendere il numero di targa di quel tizio, ma non c’è stato modo di fotografarlo. Se per il cliente è sufficiente, l’indagine è finita-.

-E’ probabile che lo sia. Prepara la relazione, poi ci do un’occhiata e chiamo il cliente. Se tutto fila liscio, domani possiamo cominciare a guadagnarci questo assegno- Glielo mostra e lo ripone nel cassetto.

Alle nove Olindo è in ufficio e sta rimuginando sul nuovo caso e sugli elementi di cui è in possesso. Una donna perde la madre e il marito in un incidente d’auto. Causa ufficiale, l’usura del tubo dell’olio dei freni. Si apprende da una fattura che pochi giorni prima era stata effettuata la revisione dei freni. Causa alternativa, manomissione dell’impianto di frenata. Duplice omicidio. Si apre la porta e Marco fa la sua apparizione.

-Fatto il versamento?- gli chiede, distrattamente.

-C’era poca gente, mi sono sbrigato- risponde, ma dubita che l’altro lo stia ascoltando. Si sente attraversato dal suo sguardo, come se non ci fosse.

-Beh, ti è venuta qualche idea?- gli chiede, scuotendolo.

-No, sto considerando i fatti. Se la donna ha ragione, ci troviamo di fronte a un duplice omicidio- Marco annuisce, e tace.

-L’hai sentita anche tu, ieri, che idea ti sei fatta dei Frattini?- Marco prende una penna e la fa girare sul ripiano come l’ago di una bussola.

-Non credo di essermi fatto un’idea. Il fatto che abbiano tergiversato sull’acquisto è un comportamento piuttosto comune a chi compra, specie per grosse cifre- la matita smette di girare, come se d’un tratto avesse finalmente scoperto il nord.

-Già-, approva Olindo in tutta naturalezza, -e l’aggrapparsi a un prezzo stabilito in precedenza, anche se in questo caso è privo di logica, non meraviglia affatto- Entrambi stanno pensando alla lettera, dal tono piuttosto aggressivo, ma Olindo non è propenso a ritenerla molto significativa.

-Quanto alla lettera-, dice, credo che sia da considerare un robusto alibi per i Frattini- Marco, che nel frattempo ha ripreso a far girare la matita, si ferma. Ci pensa qualche secondo, poi ci arriva.

-Vuoi dire che se si intende ammazzare qualcuno non gli si invia una lettera di minacce e di insulti?-

-Tu lo faresti?-

-Non ho intenzione di ammazzare nessuno, io- scherza Marco, riprendendo a far girare la matita.

-Certo-, dice Olindo ridendo.

-Dovremo cominciare a muoverci-, afferma deciso, -questo non è un caso alla Nero Wolfe, da risolvere seduto in poltrona-. Marco annuisce, in attesa di istruzioni.

-Bisognerà fare una visita alla signora…- cerca il modulo compilato dalla donna e ne legge il nome, -alla signora Bertani-, continua, -senza trascurare i signori Frattini. Un contatto diretto può valere più di mille storie raccontate- Si infila la giacca e si dirige alla porta.

-Posso fare qualcosa anch’io?-, chiede Marco. Anche lui comincia ad appassionarsi al caso.

-Per ora, no- dice Olindo. –Ma hai già il tuo da fare in ufficio. Se non ci sei tu, chi li aggancia i clienti?- Marco capisce che si tratta di un contentino, ma in fondo Olindo ha ragione.

La prima visita è al podere dei Frattini, quella stessa mattina, una grande masseria circondata da vigneti, molto estesi, e floride coltivazioni a cereali nella parte più pianeggiante. Due cani legati a lunghi fili scorrevoli gli corrono incontro mentre si avvicina. Non hanno un’aria amichevole, perciò ritiene prudente arrestare l’auto a debita distanza, dove non arriva il filo di ferro. Scende dall’auto, i cani gli ringhiano contro a una decina di metri, lontana si apre una finestra, poi si richiude. Passano cinque minuti e si apre la porta di ingresso. Una figura esce e si avvicina circospetta. E’ una signora di una quarantina d’anni, non è in tenuta rurale, tutt’altro. Uno scialle di seta le ricopre le spalle nude sotto le bretelle del vestito leggero, frusciante, ornato di motivi pittorici. Ai piedi indossa un paio di zoccoli che non sarebbero disdicevoli ad una festa di società.

-Buongiorno- , lo saluta educatamente, -che cosa desidera?- Olindo pensa che avrebbe fatto meglio a telefonare, ma ormai la figuraccia l’ha fatta. A giudicare dal tono della lettera, si sarebbe aspettato un’accoglienza molto diversa, scabrosa, certo non di una signora apparsa in quell’ambiente rustico come una fata.

-Voglia scusarmi se non ho telefonato-, cerca di porre riparo, -ma avrei proprio bisogno di parlare con la persona che ha scritto questa lettera- La cava di tasca e gliela mostra. La donna ci da un’occhiata di sfuggita e subito si rende conto.

-I Bertani intendono sporgere denuncia? Ma, prima di continuare, le spiacerebbe dirmi chi è lei?- Nota che la signora ha gli occhi verdi. Sono freddi, impassibili e ostili. Non può darle torto. Si è presentato come un vagabondo e ora le sbatte in faccia un documento compromettente.

-Mi chiamo Olindo Ferretti, sono un investigatore privato. Sto cercando di fare chiarezza su gravi fatti avvenuti di recente in circostanze sospette- La donna gli restituisce la lettera, mentre sembra riflettere.

-Per quale agenzia lavora?- gli chiede, scrutandolo da cima a fondo. Mentre lo fa, pare anche soffermarsi su qualche particolare, come se stesse considerando una scultura pop.

-L’agenzia Occhio di Lince. Ne sono il titolare- Le porge il tesserino. Lei lo prende e se lo legge per intero, poi glielo restituisce.

-La prego, entri in casa- gli dice, proprio mentre si aspettava di essere scacciato in malo modo. Ogni donna custodisce una sorpresa. Dove l’aveva letto?

-L’interno della casa luccica come l’esposizione di un mobiliere. I mobili sono in legno massiccio, per lo più di ottimo antiquariato. Alle pareti, alcuni quadri di stampo inglese, genere realistico, in gran parte scene di campagna. Olindo è come ipnotizzato. Quando la donna gli chiede se desidera una bibita o un liquore, riesce appena a farfugliare di no. Lo invita a sedersi in una poltrona, mentre lei prende posto in un divano, di fronte.

-Credo di capire il perché della sua visita- gli dice. Il suo sguardo è meno severo, meno ostile.

-Veramente…- cerca di spiegare.

-La prego, non mi interrompa. La lettera che mi ha mostrato testimonia rancore. Il rancore di mio padre verso quello della signora Bertani. Il perché, che mio padre avesse ragione o torto, lo sappiamo entrambi- Lascia decantare le sue affermazioni prima di riprendere.

-Sappiamo anche come hanno perso la vita il marito e la madre della signora. Un terribile incidente. Ho sentito parlare di un guasto ai freni, ma è probabile che qualcuno non sia convinto che si sia davvero trattato di un guasto, perciò lei potrebbe essere alla ricerca dell’assassino, cioè di uno che abbia manomesso i freni. La lettera indica un possibile movente, perciò non mi sorprende che lei sia venuto qui- La donna tace di nuovo e lo scruta in volto, come per ricevere una conferma. Olindo tace.

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