giovedì 16 settembre 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Venerdì, 25 marzo 2010
Una delle peggiori cazzate fatte l’anno scorso è stata quella di comprarmi un fuoribordo con il gambo corto. Capita di fare una cazzata, ma quando senti il campanello di allarme suonare a ripetizione nel cervello e la fai lo stesso, allora è roba da coglioni. Ho provato a montarlo sulla barca nuova, si fa per dire, e l’elica non arriva a toccare l’acqua. Nemmeno a sfiorarla. Dovrò provare con un supporto per motori ausiliari. Mi costerà fra i cinquanta e i cento euro e una selva di imprecazioni. Ammesso che vada bene. Don’t cry over spilt milk. Pure sprecare lacrime dopo aver versato il latte è roba da coglioni. Anche i lucciconi servono a qualcosa e non vanno sprecati. Piuttosto, mi incuriosisce ciò che si mette in moto nel cervello quando si deve decidere. Pare che in quel momento si crei un contrasto fra la istinto e razionalità, che hanno sedi contrapposte nella scatola cranica, non ricordo quale a sinistra e quale a destra. Ci sono psicologi che attribuiscono poca importanza alla sede razionale, che non sarebbe quella a cui ci si deve affidare, specie nel prendere una decisione veloce. Una eccessiva razionalità potrebbe ritardare una decisione importante e lasciare che ci scervelliamo mentre dovremmo agire. Il subconscio sarebbe più veloce nell’evidenziare certi dettagli, non che ne sia proprio convinto, devo dire, e indugiare troppo sulle conseguenze porterebbe a ritardi mai più recuperabili. Da questa ottica, una fede smisurata nell’istinto appare determinante, anche nella consapevolezza del rischio. Che cosa mi ha detto l’istinto, quando ho comprato questo cazzo di motore? Sento ancora la voce del rivenditore che mi chiedeva se preferissi il gambo lungo o quello corto e ricordo perfino i miei processi mentali che partivano dal considerare che prima o poi avrei dovuto sostituire il quasi fly junior con un’imbarcazione un po’ più comoda, certamente più alta di poppa, dove il gambo corto sarebbe risultato inevitabilmente troppo corto. Poi ho pensato che lo specchio di poppa del quasi fly junior era basso e che se l’elica sta solo una quindicina di centimetri sott’acqua la barca fila molto più veloce. E’ stato sufficiente a farmi decidere per quello corto. Che razza di ragionamento! Per la verità i ragionamenti sono stati due, ma uno doveva essere inquinato. Certamente il secondo, che però ha avuto la meglio. E’ prevalso il fattore emotivo, istintivo, il desiderio di velocità, e mi sorge il dubbio che la fede cieca nell’istinto non sia sufficiente garanzia quando si decide. Come si dice, del senno del poi son piene le fosse. C’è anche chi la vede in modo diverso, riguardo alle decisioni, e pur senza confutare l’importanza dell’istinto, non suggerisce di gettarcisi dentro a capofitto rischiando di non tornare più a galla. Nel mio caso, per esempio, sarebbe stato l’istinto a fare la prima mossa, facendomi desiderare un fuoribordo nuovo, non tanto per il lustro, ma più che altro perché mi ero rotto la schiena a furia di tirare il cavetto, a volte per ore e inutilmente, di un fuoribordo del 1977, che a volte sostituivo con un altro del 1988, che non andava molto meglio. Senza contare il passatempo di tirarli giù, caricarli in macchina e portarli in un paesino a 6 chilometri, dall’unico meccanico che aveva ancora i pezzi di ricambio. Anche se la zona raziocinante diceva che un nuovo fuoribordo non era una urgente necessità, visto che bene o male, in qualche modo potevo ancora tirare avanti per qualche mese, l’istinto si era rotto i coglioni e gridava che quella non era più vita. Poi c’è stata una seconda fase, nel corso della quale avrei dovuto valutare quale tipo acquistare, gambo lungo o gambo corto, e a questo punto avrei dovuto accordare il massimo di credito a quella zona raziocinante che era chiamata in causa per competenza. In tutta onestà devo riconoscerle dei meriti, infatti mi ha fatto notare che in un prossimo futuro, cambiando barca, sarebbe stato un fiasco, ma io non ho ascoltato. Facile da spiegare. C’è stato un flop dell’essere pensante, un rifiuto del raziocinio, un nuovo tuffo nella goduria dell’istinto. Ecco perché fra uno o due mesi, forse anche prima, dovrò chiedermi che cazzo farne di un fuoribordo ancora nuovo, che va in moto al primo colpo, al massimo al secondo, e non mi ha mai dato l’ombra di una rogna. Sotto l’egida dei Gemelli dovrebbero nascere persone intelligenti. Per quanto mi riguarda, comincia ad assillarmi il dubbio.

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