sabato 25 settembre 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Lunedì, 29 marzo 2010
Ho rallentato il ritmo del diario, se no arriva maggio e con la barca sono ancora in alto mare (si fa per dire). Domenica ho fatto un salto al rimessaggio dove tengo il vaurien, e invece delle due consuete file di barche ho trovato un deserto di sabbia. Sono rimasto basito (quanto mi è antipatica questa parola). Può capitare che una mareggiata improvvisa faccia scempio di alberi, murate e specchi di poppa, perfino che si porti via qualche imbarcazione e la scaraventi contro gli scogli, ma che faccia sparire una trentina di barche non è mai successo. Ho fatto ancora qualche passo e le ho viste, tutte raccolte sotto la massicciata della ferrovia. Evidentemente il comitato direttivo del circolo ha deciso di effettuare opere di miglioramento e ritenuto necessario spostarle. La mia, quella nuova (si fa ancora per dire), che avevo parcheggiato defilata dalle altre di almeno una decina di metri, era ancora là, ma è probabile che non l’abbiano toccata perché sapevano che era lì in allestimento e che l’avrei portata via a giorni. Però era di intralcio, e lo è ancora, e al massimo avrò tre o quattro giorni di tempo per portarla all’attracco. Ho cominciato subito a darmi da fare per trovare una staffa per il fuoribordo, che sia disponibile subito. Telefonate a destra e a sinistra. Niente da fare. Prezzi da ottanta a cento euro e non disponibile prima di tre o quattro giorni. Decido di andare a ordinarne una a una quindicina di chilometri (non è stato possibile ordinarla per telefono, bisognava andare di persona e versare un acconto), disponibile fra un paio di giorni, almeno a sentire il commesso, a settantacinque euro, il miglior prezzo fino a quel momento. Per strada, decido di fermarmi al rimessaggio per vedere se la barca, sola soletta, è in ordine, e incontro un amico, uno di quegli amici che portano bene, da cui ricevi sempre indicazioni utili, anche se non gliele chiedi, ed è anche sempre disposto a dare una mano. Per caso gli parlo del mio problema e mi indica un negozio di accessori per la nautica, sempre a una quindicina di chilometri, ma nella direzione opposta. Non ricorda il nome, ma mi indica, all’incirca, dove si trova. Corro a casa e accendo il computer. Cerco i negozi di nautica della località che mi ha indicato e ne trovo subito uno che mi strizza l’occhio. Telefono e mi risponde un tizio, che molto gentilmente mi informa che ne ha un paio disponibili, mi dice i prezzi, un po’ alti, e mi avverte che una delle due staffe non è regolabile. Gli chiedo se faccio in tempo a farci una scappata per rendermi conto di persona. Non manca molto all’orario di chiusura, perciò mi chiede da dove telefono. Quando glielo dico, mi risponde che conosce bene la mia città, ma non farei in tempo perché sto parlando con la Sardegna. Omonimia di toponimo. Mi scuso e riprovo, stavolta indicando anche la provincia, e in un attimo trovo quello che cerco. Risponde una voce femminile, le faccio la mia richiesta, ma capisco che è poco pratica. Prima devo spiegarle bene cosa voglio, poi mi dice che non ce l’ha ma mi prega di aspettare un momento perché deve chiedere a qualcuno. Torna con la voce più allegra e mi dice che ce l’ha. Prezzo settanta. Chiedo anche a lei se faccio in tempo ad andare a prendermelo, perché manca solo una mezz’ora scarsa alla chiusura e per arrivare da lei devo percorrere una nazionale a quell’ora intasata come una carotide con un paio di stenosi. Mi concede dieci minuti di franchigia. Uscendo in macchina incontro mia moglie e le chiedo se vuole venire. Arriviamo in perfetto orario. Acquisto la staffa, poi porto mia moglie a festeggiare in una gelateria dove preparano affogati che fanno risuscitare i morti. Il programma (pessima parola) per domani mattina è montare la staffa come prima cosa, poi andare a prendere il quasi fly junior e tirarlo a riva al rimessaggio, sistemarlo con le altre barche sotto la ferrovia, mettere in mare la barca nuova e portarla al largo a motore, provare la vela e poi attraccare al pontile. Speriamo che non piova.

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