domenica 19 gennaio 2014

diario di un qualsiasi nessuno

Ho appena finito la mia prima lettura di Oriana Fallaci, “ Niente e così sia”. Sono arrivato un po' in ritardo con la Fallaci, lo confesso, ma mia figlia ha pensato di rimettermi in carreggiata e me lo ha regalato a Natale. Tutto sommato, devo dire che mi è piaciuto. Non sono d'accordo con la conclusione finale, e mi dispiace non condividerla, vista la natura straordinaria di questa donna, ottima giornalista, scrittrice, ardimentosa e anche un po' incosciente, che va a rischiare la vita in Viet Nam per comprendere gli aspetti più complessi dell'uomo. A suo dire, risaltano evidenti nel contesto di una battaglia, di una guerra. Non credo che vi sia andata solo per questo. Ve l'ha attratta il fascino della guerra, da cui si sente rapita, quel contesto di vita precaria e morte a ogni pié sospinto, che sfortunatamente ben sintetizza la condizione esistenziale. Lo stesso fascino che attrae le migliaia di corrispondenti di guerra, alcuni disposti perfino la viaggiare di tasca propria, mettendo sul piatto la propria vita, pur di poterci essere e poter sentire con i propri orecchi, vedere con i propri occhi le reali sembianze della morte. E sfidarla. Incidentalmente, li ritengo il solo genere di giornalisti che meriti rispetto. Innumerevoli le volte che questa donna ha sfidato la morte, ha sfiorato una morte da soldato, senza poter immaginare che ad attenderla, a distanza di tempo, ce ne sarebbe stata un'altra più comune e più abbietta. Sotto la sua lente ella scruta soprattutto i signori della morte, quelli che per uno sbalzo d'umore o per eccesso di stanchezza possono decidere in un attimo chi fa la fila da una parte e chi dall'altra, chi vive e chi muore. Il tutto sullo sfondo di una totale inutilità della guerra, che pure è nella natura dell'uomo fin dai primordi. L'uomo, si chiede la Fallaci, va assolto, può sostituire il Dio buono in cui lei non crede? Ebbene, la sua conclusione era un no secco, ed ero tutto dalla sua parte e senza riserve, malgrado la mia educazione cattolica mi rendesse difficile perfino affrontare un problema del genere. A poche pagine dalla fine, quel no si è cambiato in un sì. Come è potuto accadere che dopo tante pagine per arrivare a un sofferto no, il giudizio si sia ribaltato? Per via di una strage di studenti da parte delle forze dell'esercito e di polizia avvenuta in Messico. Ci si sera trovata in mezzo e aveva riportato tre ferite di arma da fuoco. Vi aveva anche perduto amici fra gli studenti in protesta. Avrei giurato che l'idea del no ne fosse uscita rafforzata. Per quel che può valere, tuttavia, mi aspettava una delusione. In quei tragici momenti lei sente la presenza dell'uomo nel movimento studentesco, che ha la forza e il coraggio di ribellarsi alle angherie del governo, più in generale le crudeltà e le angherie dei potenti verso gli indifesi. Discorso toccante, ma poco veritiero e soprattutto ingenuo. Io stesso non riesco a perdonarmi l'uso di tale aggettivo nei confronti di una donna tanto notevole, di una vera giornalista che ha diritto alla più alta stima da parte di chiunque. Purtroppo In questo mondo l'uomo non esiste davvero, o meglio non conta. Ciò che conta è il ruolo, e il ruolo ha le sue regole. Chi occupa un ruolo di sindacalista cambierà le proprie regole quando occuperà un ruolo di industriale e odierà i sindacalisti. Uno studente contestatario nel ruolo di un agitatore cambierà le proprie regole entrando nel ruolo di un poliziotto e in quella disgraziata vicenda messicana avrebbe sparato sugli studenti. Nell'organizzazione sociale che ci siamo dati l'uomo non esiste e non può certo sostituire il Dio buono in cui non crediamo. .

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