martedì 8 giugno 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Venerdì 12 febbraio 2010
In questi giorni di reclusione qualche ora d’aria me la sono presa. Sono dovuto uscire per i prelievi, per ritirare i referti, per le radiografie, per andare dal dottore e per i referti delle radio, poi ancora dal dottore, sono andato in farmacia a prendere gli antibiotici, ho accompagnato mia moglie a fare la spesa il giovedì, con la febbre e senza, e per tre volte sono anche andato dal dentista. Che dico, dall’odontoiatra. I dentisti non ci sono più, ci sono gli odontoiatri. Basta guardare le targhe in ottone fuori degli ambulatori. Come gli insegnanti di ginnastica. Non ce ne sono più. Oggi sono tutti insegnanti di Educazione Fisica. Una volta non si offendevano neanche se li chiamavi maestri di zompi, ci si facevano su una risata. Oggi la cosa si è fatta seria. Incide sulla dignità professionale. Eppure il dizionario definisce la ginnastica come un insieme di esercizi che si esegue in palestra per dare armonia alla mente e al corpo. Hai detto niente. Per di più la ginnastica si nobilita nel campo medico, quando serve a far riprendere a un arto o un organo la sua normale funzione. E’ davvero un termine così scadente? Non va trascurato che l’espressione latina è ars gymnastica, il che aggiunge una denotazione artistica, già insita nell’originale greco. Fortune e sfortune di una parola sono avvolte nel mistero. Forse dipende dalla desinenza, per la rima con una materiale ignobile come la plastica, o con un simbolo inquietante come la svastica, chi può dirlo? Credo di aver divagato, succede, le divagazioni non sono che associazioni di idee. Possono anche essere divertenti. Stavo parlando degli odontoiatri. Una categoria al di sopra delle umane cure, che se ne infischia delle crisi finanziarie, di quelle economiche, della crescita del PIL, dell’età pensionabile e della disoccupazione. Il resto dell’ordinaria umanità, quella che protesta quando i fagioli aumentano di venti centesimi al chilo o lo zucchero supera l’euro, o quando il meccanico o l’elettrauto includono nella fattura una cinquantina di euro malamente giustificabili, non batte ciglio davanti alle centinaia, alle migliaia, alle decine di migliaia di euro da sborsare per riparare i guasti della dentatura. Cos’hanno di speciale gli odontoiatri, rispetto agli altri medici? Si occupano delle vie della nutrizione, ma questo lo fanno anche i gastroenterologi. Pensiamo ai cardiologi, ai podologi, ai chirurghi vascolari, insomma, ci sono un sacco di specialisti che si direbbero più importanti degli odontoiatri. Tutti forniti dall’Assistenza Sanitaria. Per una visita si paga il ticket, a volte neanche quello, un eventuale intervento chirurgico in ospedale è pressoché gratuito. Viene da chiedersi se l’Assistenza Sanitaria fornisca anche il servizio odontoiatrico e la risposta è sì. Ma allora, siamo un popolo di fessi, oppure una qualche ragione si oppone alla scelta più logica e farebbe apparire un “sì” una risposta irriguardosa e semplicistica? Non è la morte il peggior di tutti i mali…, il peggior di tutti i mali è il dolore. Il dolore fisico, lancinante, intollerabile, e fra i tanti, il mal di denti è forse il peggiore. E’ come il mal di mare su un traghetto in mezzo a una tempesta. Non si può scendere. Come il mal d’aria su un aereo in volo. Non si può scendere. Devi sperare che passi, o aspettare di mettere piede a terra. Il mal di denti è anche peggio, perché non passa, e un dentista in camice bianco ti appare come l’angelo della salvezza. Ma il dolore se la ride, perché conosce la prassi e sa che l’intervento dell’angelo è molto, molto improbabile. Dovresti prima far la fila dal tuo medico curante per un’impegnativa e poi correre all’Asl dove ti rifilerebbero una prenotazione a tre, quattro, cinque, sei mesi di distanza. E il dolore? Neppure lui ce la fa, contro la prassi. Mi viene in mente quel campagnolo, scarso a dimestichezza con faccende burocratiche, davanti allo sportello di un ufficio provinciale, che non riusciva a venire a capo di una pratica per via della prassi. Alla fine il poveraccio chiese di poterci parlare, con questa Prassi, per poterle spiegare di persona la situazione e convincerla a risolvere il problema. Solo le persone intelligenti sanno ridere dei propri drammi. Consoliamoci. Per concludere e parafrasando molto liberamente Shakespeare, è la consapevolezza del dolore a far di noi dei codardi, e l’indifferenza della prassi. Questi, i potenti alleati degli odontoiatri. Si potrebbe pensare che io ce l’abbia con loro. Neanche per sogno. Solo con gli incompetenti, che ti rovinano la bocca e il portafoglio. Quanto agli altri, non è colpa loro se il dolore e la prassi fanno pendere la bilancia dalla loro parte, e non si può biasimarli per aver appreso e applicato una delle fondamentali leggi del profitto: Minimo mezzo, massimo risultato. In regime di libera economia sono in regola. Ho divagato di nuovo. Chi se ne frega dei dentisti? No, ripensandoci, tutto è cominciato dopo aver detto che ero stato per tre volte dal dentista. Forse era di lui che volevo parlare, e, come al solito, ho aperto una finestra, anzi, un finestrone. In realtà, non c’è molto da dire, tranne che avrà una trentina di anni e lavora con entusiasmo, e questo depone a suo favore. Chi lavora con entusiasmo brucia le tappe verso la competenza. Quanti siamo, nel nostro bel paese, a lavorare con entusiasmo? Fino a quando le partite di calcio saranno un pretesto per scaricare tonnellate di frustrazione e i talk show e i cosiddetti reality resteranno in cima agli indici di ascolto, meglio non approfondire.

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