domenica 2 gennaio 2011

diario di un qualsiasi nessuno

Martedì, 11 maggio 2010
E’ idea largamente condivisa che criticare le ASL è come sparare sulla Croce Rossa, per di più è anche deprimente. Niente di tutto ciò. La scenetta cui ho assistito stamane non è solo curiosa, ma porge il destro perfino a riflessioni filosofiche. Ho cominciato a sentire le grida di una voce femminile da lontano, ancora prima di imboccare il corridoio che porta all’accettazione di Radiologia, dove stavo andando a ritirare un referto. C’era una lunga fila. La donna dietro il vetro di protezione urlava come una pazza. Un tizio sulla sessantina, forse anche più, la fissava con il fare battagliero di chi non si vuole arrendere, mostrando l’avambraccio nudo e un cerotto che copriva il buco fatto da una siringa per un prelievo. L’impiegata lo accusava di essere andato a ritirare il referto fornendo la data del prelievo sbagliata, cioè quella dello stesso giorno. Di conseguenza lei aveva perso almeno una mezz’ora nell’inutile tentativo di rintracciarlo. Poi, solo per caso, aveva scoperto che il prelievo era stato fatto otto giorni prima e finalmente il documento era saltato fuori. Da parte sua l’uomo, deciso a non cedere e affermando ripetutamente di starci ancora con la testa malgrado gli anni, convinto che una prova tangibile funzioni meglio di cento discorsi, continuava a mostrare l’avambraccio nudo e il cerotto ancora appiccicato come testimoni di un evento molto più recente. Inesorabilmente contraddetto dalla data sulla busta del referto, che la donna continuava a sbattergli in faccia come una verità evangelica, pressato da una fila gonfia di un malumore che aleggiava rumoroso per il fastidioso contrattempo, l’uomo abbandonò la contesa, prese la busta e se ne andò brontolando come una pigna di fagioli in piena bollitura e continuando a mostrare l’avambraccio nudo a destra e a sinistra. Il fatto che il motivo del contendere non fosse un’idea, un’opinione contrastante, ma due realtà che si contraddicevano l’una con l’altra, merita considerazione. Entrambi le avevano sotto gli occhi, come pure la nuova realtà che entrambe generavano, il contrasto. E allora, perché il litigio? Avevo accennato a riflessioni filosofiche, ma non ho intenzione di complicarmi la vita né di complicarla a chi mi legge. Voglio solo riferirmi a una frase di Protagora: Di tutte le cose è misura l’uomo, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono. Il concetto viene chiarito da Socrate, quando si chiede come si possa dire se un vento è freddo, oppure che non è freddo, quando per alcuni è freddo e per altri non lo è affatto. Insomma, ciascuno percepisce la realtà a suo modo, spesso in maniera antitetica rispetto ad altri. Evidentemente la donna dietro lo sportello e l’uomo al di fuori non percepivano allo stesso modo il contrasto fra la data sulla busta e il segno di un prelievo recente sull’avambraccio dell’anziano. Non è spaventoso, supponendo che entrambi fossero in buona fede? Incomunicabilità, male eterno. Gravi, gli effetti collaterali. Basti pensare alla crescita esponenziale del numero di avvocati e ai procedimenti giudiziari ancora accatastati nelle cancellerie dei tribunali. Con la vela ho fatto progressi. Finalmente sono riuscito a piazzarla in modo che la barca non se ne vada in giro come una papera ubriaca. Però è insufficiente di bolina, non vince la corrente, non ti riporta a casa. Per fortuna il fuoribordo fa il bravo. Dovrò fare altre prove, forse anche allungare la deriva. Vedremo. Spero proprio di riuscire a sistemarla, questo tipo di vela mi piace da matti. Anche la scelta di una vela può essere un modo di complicarsi la vita. La vela latina fa parte di una serie di vele del passato, come la vela al quarto, quella al terzo, con il pennone alto e quello basso, e altre ormai fuori moda, neanche contemplate dai cantieri che sfornano barche da diporto. Le vele più comuni che si vedono di questi tempi sono la randa e il fiocco, dalle imbarcazioni di quattro metri fino a quelle di venticinque e oltre, belle ed efficienti. Io, invece, chissà perché, ho il gusto dell’antico, di quelle forme di vele primordiali che sembrano voler raccontare, con il loro aspetto di sopravvissute, vecchie storie di avventure sui mari. La prima conseguenza è che devo tagliarmele e armarle da solo, e anche provarle e modificarle volta per volta per renderle efficienti, il che può anche costituire un piacere, ma anche una gran rottura di palle, specie quando il vento si mette a fare lo scemo. Ho sentito dire che Totti ha cercato di ammazzare Balotelli durante la finale di Coppa Italia. Non ci credevo e me lo sono andato a vedere sul computer. Avevano esagerato, ha solo cercato di spezzargli una gamba. Di questi tempi, non è niente, Balotelli continua a giocare e il mito di Totti non è stato neppure scalfito. Va bene così. Mala tempora currunt sarebbe espressione obsoleta, e poi, il Latino, chi lo capisce più?

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