domenica 9 gennaio 2011

diario di un qualsiasi nessuno

Domenica, 16 maggio 2010
Ieri è piovuto tutto il giorno e per un paio di volte sono andato a sgottare sotto l’acqua. Dovrò decidermi a trovare il modo di sistemarci un telone. Almeno, se mi svegliano tuoni e fulmini alle tre di notte, con i robusti scrosci che ne conseguono, non dovrò più saltare fuori dal letto, indossare la cerata e correre al pontile. Stamattina cade appena qualche goccia, verso le sette e mezzo sono andato al pontile e ho scaricato la poca acqua caduta durante le notte. Il cielo non è più un convegno di nuvole incazzate, si può perfino sperare in qualche raggio di sole. Giorni fa è capitato il tecnico del negozio che mi ha venduto il televisore, mi ha aperto un firmamento di nuove possibilità di ascolto. Saper che sulla Rai ci sono tredici canali è musica celebrativa per uno che ha resistito fino adesso alle continue tentazioni del Sig. Murdock e compagnia, con i loro Sky, Premium e via di seguito, perché li ho sempre ritenuti una forma di ricatto con il crisma della legalità. L’unica difesa sarebbe stato ignorarli del tutto, da parte di tutti, e allora le reti si sarebbero date un gran da fare per conquistarsi l’audience con i programmi normali, ripristinando la proiezione di bei film in prima serata e accaparrandosi i diritti per le partite di calcio. Ma forse sarebbe stato chiedere troppo, specie a chi è scarso di palle. A declinare le offerte mi ha aiutato lo schifo che provo per il mondo del calcio. Non è più roba per calciatori. Se ne sono appropriati i giornalisti e l’hanno ridotto un merdaio. Il calcio, invece, mi piace ancora, sarà perché lo praticavo da ragazzo, qualche partita mi siedo ancora a vederla, se trasmessa in chiaro, ma sopravvivo anche senza. Soprattutto evito lo stress di ascoltare gli intervistatori, che si rispondono da soli prima ancora di rivolgere le domande, che pongono domande il cui solo scopo è di seminare zizzania fra una squadra e l’altra, fra un allenatore e l’altro, che non perdono occasione per riesumare casi di incomprensione, piccole offese sfuggite ai protagonisti in momenti di eccitazione, nell’intento primo di riaccendere focolai pressoché spenti o di crearne di nuovi. Il grande spettacolo del calcio viene poi declassato in serata a una sorta di talk show, una vetrina di gran lusso, dove sono davvero in pochi a capire di calcio. Parlo anche di qualche grande e piccolo campione del passato, che non si limita a restarsene al sicuro nei limiti delle proprie competenze, ma sciorina vedute da grande allenatore, professione di cui sa poco o niente e che comunque non ha mai praticato. Non mancano uomini di spettacolo, che ogni tanto si credono su un palcoscenico e fanno grande sfoggio di battute stronze. Quanto ho ammirato Lippi, ogni volta che si alzava e se ne andava mandando i giornalisti a quel paese fra i denti. Quest’anno è stata la volta di Mourinho, a mandarceli, più o meno fra i denti, e loro giù a dire che il portoghese non ama la struttura del calcio italiano. Invece quello si è rotto le palle delle chiacchiere, dei pettegolezzi e delle domande cretine. Se le è rotte tanto che dopo aver vinto quasi tutto quello che c’era da vincere, saluta e se ne va a Madrid. Arriba España! Solo due cose sono infinite, diceva Einstein, l'universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima. Con la vela latina ci ho riprovato, stavolta con un po’ di corrente da Scirocco, mi aspettavo grandi cose, invece ha fatto di nuovo la stronza. Fuck! Sono rientrato a motore, incazzato nero, l’ho smontata e l’ho mandata al diavolo. Peccato, avrebbe potuto essere un grande amore. Da sotto il terrazzino sul giardino, spazio che ha funzione di magazzino, all’aria aperta ma ben riparato, ho riesumato la vela che il pittore mi ha venduto insieme alla barca. Mi era capitato di vederla in mare, un giorno, e mi era apparsa una cosa oscena, perciò l’avevo accantonata senza neanche provarla. Per fortuna è raro che mi disfaccia del tutto di qualcosa, di solito accantono for a raining day, come dicono gli inglesi, e il giorno di pioggia è arrivato. L’ho provata e ho avuto l’impressione che abbia voglia di restare. Mi sorprende che ne fossi rimasto tanto disgustato, nel vederla. Nel montarla l’artista doveva essere pervaso da impulsi creativi e concentrato su un’opera astratta. Purtroppo c’era poco vento e dovrò riprovarla ancora, ma la sensazione è che potrei anche innamorarmi di lei e dimenticare la delusione con la latina. Chiodo scaccia chiodo. Mentre scrivo mi arrivano voci dalla televisione nel tinello. Stanno intervistando Nino D’Angelo, credo che abbia pubblicato un libro. Sta dicendo cose che mi toccano nell’anima, che sembrano venire da un altro mondo. Frasi come , Quello che auguro ai giovani è il desiderio, e poi, parlando della povertà a Napoli al tempo dei suoi anni verdi, Ero contento, perché, pur nella povertà, avevo tutto quello che mi serviva, e certamente si riferiva al desiderio, che con il passare del tempo lo ha portato al successo. Nell’epoca del Vogliamo tutto e subito, vengono quasi le lacrime.

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