martedì 20 luglio 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Mercoledì, 3 marzo 2010
Hai voglia a impegnarti e mettercela tutta, è proprio questo figlio di puttana a mettermi i bastoni fra le ruote. Ho sfogliato gli appunti con diligenza, me li sono ripassati parola per parola, segno per segno, poi ho acceso il computer e mi sono gettato a capofitto nel mio primo tentativo di masterizzazione. Una stronzata, direte voi, tanto rumore per una cosa tanto semplice. Se ci pensate bene, anche scopare è semplice, ma di certo non ricordate l'emozione della prima scopata come una stronzata. Insomma, cercate di capirmi. Tutto è filato liscio fino a quando si sarebbe dovuto aprire il lettore, che invece non si è aperto. Naturalmente ho creduto di aver impastrocchiato, perciò, con calma, mi sono riletto gli appunti e ho ripetuto il percorso. Tutto bene fino al punto in cui il lettore non si era aperto. Anche stavolta rimane chiuso, serrato come una cassaforte, il primo impeto è scassinarlo. Ad alcune tentazioni si può cedere pressoché impunemente, ad altre no. Sospetto che le macchine percepiscano le vibrazioni delle incazzature violente, che abbiano anche paura, perché mentre cerco di andare avanti in qualche modo, digitando avanti e indietro, lui comincia a frignare che manca una cosa o quell'altra, tutti nomi che suonano arabo, mi chiede perfino se sono d'accordo, figuriamoci, di fare questa o quella cosa, di installare, convertire programmi e tutto quello che gli passa per l'hard disk. Si spiega in termini così astrusi che a momenti sospetto che mi stia prendendo per il culo. Verrà mai il giorno in cui gli umani saranno presi per il culo dalle macchine? Questo potrebbe essere un primo tentativo. Chiudo le applicazioni, arresto il sistema e spengo la ciabatta, tanto per fargli capire chi comanda, poi telefono al mago che me lo ha venduto, sperando che faccia un salto a casa mia per fare un prodigio. Mi dice di portarglielo in laboratorio. Ti pareva. Prendo un foglio e mi faccio una mappa della disposizione dei fili, poi li stacco, lo carico in macchina e glielo porto. Dice che gli darà un'occhiata nel pomeriggio, ma chi ci crede. Se va bene, se ne parlerà a fine settimana. Sono passati pochi giorni da quando, proprio su questo stesso diario, mi chiedevo chi avesse sponsorizzato quell'interessante studio americano che scagionava i cellulari da ogni accusa di inquinamento atmosferico e biologico, anzi, li proponeva come stimolo per i riflessi cerebrali e perfino come efficace rimedio contro l'Alzheimer, e nello stesso tempo quasi mi rimproveravo di non saper accettare le buone notizie con l'entusiasmo che meritano, e soprattutto la tendenza di mettermi a cercare le verità nascoste, in genere tutt'altro che entusiasmanti. Think dirty, dicono gli anglosassoni, nel dubbio pensa male e coglierai nel segno. Il fatto è che un tizio si è presentato in televisione con una notizia di certo non sponsorizzata. Non ho capito se si trattasse di un risarcimento, ma certamente di un riconoscimento di invalidità concessogli da un tribunale per gravissime patologie nella zona del trigemino, dovute all'uso prolungato del cellulare. Mai avuto una semplice infiammazione al trigemino? Io sì, e sono cazzi. Chiedo scusa per la mancanza di dettagli nel riferirmi al fatto, ma di rado mi basta la pazienza per vedermi tutto il telegiornale e il più delle volte capto le notizie passando davanti al televisore e i dettagli si perdono. Dunque, dov'è la verità, ma soprattutto, è qualcosa che esiste realmente, sui commodi causa, oppure è un'idea modificabile secondo i costumi del mercato globale? E' possibile che merce di scambio lo sia sempre stata. Certo, su mercati più ristretti. Mala tempora currunt, si diceva nella Roma antica. Che nulla sia cambiato, da allora, eccetto le proporzioni?

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