martedì 27 luglio 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Venerdì 5 marzo 2010
Piove. Mi viene in mente il romanzo di Hemingway, Il sole sorgerà ancora. Speriamo. In ogni caso, non è più il caso di aspettare, sgottare necesse. Entro in macchina già intabarrato e raggiungo il pontile, dove si culla il mio quasi Fly Junior. Non ho mai pensato di dargli un nome. Alla prima barca, distrutta da una mareggiata, avevo messo nome Piripazio, un’altra si chiamava già Follia, e non mi sono sognato di cambiarlo; quella che le ha intervallate, il Vaurien e quella del mio amico pittore sono rimaste anonime. Dimenticavo il piccolo cabinato acquistato con il nome già scritto dietro la poppa. Si chiamava Jenny. Non mi piaceva, ma non l’ho cambiato. Si dice che porti disgrazia. Fa un freddo cane sul pontile. Un ragazzo e una ragazza stanno facendo riscaldamento seduti sugli scogli. Per lo più si strofinano e si massaggiano. Tolgo le scarpe e indosso gli stivali, salgo a bordo, mi faccio una bella sgottata, a dire il vero credevo ci fosse più acqua, poi me ne torno alla macchina. Sulla strada di casa mi fermo a un’edicola e chiedo il manuale per gli imbranati del computer. Macché, non ce l’hanno. Faccio un salto dal mio mago, chissà che non abbia finito la riparazione. E’ tutto pronto. Mi riprendo lo scatolone e me lo riporto a casa. Gli lascio il portatile con il programma africano, chissà che non riesca a salvare sul floppy ciò che ho scritto in questi giorni. Comunque, è tutto stampato. Male che vada, si tratterà di ricopiare. Dice di tornare lunedì. In studio, rimetto lo scatolone al suo posto, prendo la mappa dei fili e uno a uno li inserisco sperando per il meglio. Redigere una mappa è stata un’idea grandiosa. Pare che tutto funzioni a dovere. Resta solo da verificare la faccenda della masterizzazione, ma una voce interiore mi dice di aspettare. Tanto, per pigliarsi un’incazzatura, c’è sempre tempo. Girando e oziando per casa, ogni tanto vado a sbattere con un titolo di giornale, giornali vecchi, che di solito porto nello scantinato per accendere il fuoco nel camino, a volte illudendomi di bruciare anche tutta la merda che piove dalle testate, in particolare quelle che le notizie le creano, specie se servono a sputtanare più gente possibile, senza limitarsi a riferirle ai lettori. Ho parlato da eretico, ne sono consapevole e so di rischiare il rogo, ma questo usato e abusato diritto all’informazione comincia a rompere i coglioni. E’ diritto all’informazione fotografare il culo della Merks, in vacanza su una spiaggia italiana, e sbatterlo sulle riviste per la gioia dei deficienti? E’ diritto all’informazione lo sciacallaggio sui genitori delle ragazze rapite, assassinate, stuprate, le reiterate insistenze per farli parlare in un momento in cui vorrebbero tanto farne a meno, tutto questo per poter informare i lettori che hanno detto di sentirsi disperati? Se ai lettori fosse mancata una simile informazione, avrebbero potuto pensare che la disgrazia li avesse resi euforici? E’ diritto all’informazione rendere noti precedenti penali di scarso rilievo delle vittime, dico delle vittime, persone che hanno subito gravi violenze, se non sono state addirittura assassinate, quando non è proprio necessario e nulla hanno a che fare con le brutalità che hanno subito? Certo che la gente ha diritto all’informazione, ma si dovrebbe anche evitare che le leve del quarto potere vengano messe in mano a delle teste di cavolo.

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