mercoledì 14 luglio 2010

Lunedì, 1° marzo 2010
Alla fine ho dato retta a Oscar Wilde, resistere a tutto tranne alle tentazioni e ieri pomeriggio sono andato a finire il lavoro allo strallo. Accanto a me, dentro una barca molto simile alla mia, si erano accampati una russa, forse, comunque una ragazza dal timbro slavo, e un italiano, che avevano fatto tappa in una rosticceria o un Fast Food e si stavano gustando il contenuto delle loro vaschette di plastica. Cordiali e simpatici. Mi hanno chiesto se volevo favorire, ma ho declinato. Con timballo e crostata nello stomaco, sarebbe stata profanazione. Si sono anche preoccupati quando mi hanno sentito smoccolare per via di una vite sfuggitami di mano e finita nella sabbia, ma l’ho trovata subito e si sono tranquillizzati. Finito di mangiare, hanno raccolto con diligenza i loro RSU, mi hanno salutato e se ne sono andati sorridendo. Sono stati una compagnia gradevole, anche se abbiamo parlato quasi niente, ma potrebbe esserlo stata proprio per questo, oppure perché sorridevano. Appena finito, mi sono precipitato a casa sperando di non dover passare il resto della giornata nell’afflizione e nel pentimento e nella morsa punitiva di una dannata tosse scassacostole. Passando davanti alla TV ho sbirciato la Marcuzzi tutta in allegria, con gli incisivi che la precedevano di un centimetro, che si affannava ad invitare la sua audience a non perdersi la serata di Grande Fratello, importantissima insieme a quella di domani, che sarà la finale. Non so se ho capito bene. E’ di grande aiuto, la Marcuzzi, ogni volta che la vedi ti preoccupi delle tue funzioni intestinali. Siccome la vedi spesso, sei sicuro di non trascurare una delle mansioni imprescindibili per la salute, in generale, ma soprattutto per l’umore, il peso, la linea, il giro della cintura, che se tira sono cazzi, perché ne soffre la digestione, la circolazione il generale benessere. Le si dovrebbe erigere, non dico un monumento, ma sì, magari un busto piccolino in una piazzetta secondaria, oppure ai giardini pubblici, per meriti di carattere umanitario. Molta gente, tuttavia, vorrebbe rivolgere una preghiera alla Marcuzzi, di cambiare cioè l’orario in cui ci si presenta con tutte quelle donne aggredite dalla stipsi così gonfie e sofferenti. Anche se vuole farci credere che sono piene d’aria, gonfiando, sgonfiando o facendo scoppiare palloncini, non siamo tanto sprovveduti e sappiamo di cosa sono piene e sappiamo anche che se quella roba non viene espulsa a tempo debito e la si lascia accumulare nei posti che sappiamo, emana un fetore infernale. Pensieri di questo genere non sono l’ideale mentre ci si infila in bocca una forchettata di tagliatelle o un paio di tortellini ripieni. Poi, guardando il telegiornale, mi ha fatto piacere sentire studenti e genitori intervistati per strada che si dichiaravano favorevoli al cinque in condotta. Di fronte allo spavento sofferto dalla stampa per il numero dei cinque piovuti nel primo quadrimestre appena chiuso, di fronte a filosofi e poeti che remano contro, denunciando difetti senza proporre soluzioni, l’atteggiamento dei ragazzi mi ha commosso. Anche quello dei genitori. E’ probabile che si sentissero perduti, che aggredissero insegnanti e presidi proprio perché gli si permetteva di farlo e in realtà non avrebbero voluto. Anche i cavalli danno i numeri se si obbliga il vetturino a salire a cassetta senza redini. Al contrario di quelli geologici, i terremoti nelle istituzioni possono anche essere auspicabili e spazzare vani e artificiosi castelli di carta eretti da individui dei quali solo la boria supera l’incompetenza. Chi vivrà, vedrà. Basta parlare di scuola, sono stufo, ma mi ci tirano per i capelli. A proposito di terremoti, che cazzo succede? Non mi sorprenderebbe che la bistrattata terra avesse deciso di presentare il conto, a suo modo, per i danni morali e materiali relativi agli ultimi cinquanta o sessant’anni. E’ anche ipotizzabile che dopo tutti gli scossoni dovuti alle bombe atomiche, le esplosioni continue nelle miniere, le rimozioni di minerali dal sottosuolo, l’estrazione, sempre dal sottosuolo, di milioni di tonnellate di gas e di petrolio, abbia dovuto ricompattarsi con qualche scrollatina. Se è vero, però, che anche le cose hanno un’anima, come molti sostengono, adducendo, fra molti altri, l’esempio delle piante che crescono belle e rigogliose se si lascia che ascoltino della buona musica, allora la terra potrebbe anche essere in preda a una nevrosi che la induce a inviare muti messaggi di protesta nell’unico modo che conosce. Sperando, a furia di tsunami e terremoti epocali, di farsi capire. Naturalmente tutti sono invitati a riflettere, perché la protesta è globale e non limitata ai paesi colpiti. Una fratellanza latente, che non unisce solo gli individui nel momento della disgrazia, ma di recente pare essersi anch’essa globalizzata ed estesa ai popoli, obbliga tutti i governi a condividere la sciagura, non solo con una nota di cordoglio, ma aprendo le casse e fornendo aiuti. Di conseguenza, le proteste di madre terra hanno una audience sempre più attenta e interessata, ciascuna nazione per i costi che le competono. Capisco che a valutare le disgrazie con riferimenti al volgare denaro si possa venire tacciati di ignominiosa insensibilità, ma si tratta di un ragionamento tutt’altro che surrettizio. Pare che la Florida abbia di recente sospeso l’accoglienza di profughi dalle zone disastrate e inviato a Barrack Obama un messaggio forte e chiaro, riducibile a una sintesi di due parole. Chi paga?

Nessun commento:

Posta un commento