sabato 24 luglio 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Giovedì, 4 marzo 2010. Il Papa si recherà al Concilio Eucaristico a bordo della più famosa nave scuola del mondo. Ho visto la Vespucci nel porto di Amburgo, sono passati tanti anni. La ricordo superba, imponente, da incantarsi a guardarla. Le ragazze tedesche, a frotte, si accalcavano sulla banchina in attesa dei marinai in franchigia. Era tutto un grande spettacolo. Sarà una bella esperienza anche per il Papa, che da tempo, ormai, una flotta non ce l’ha più. C’era un tempo, però, in cui i papi ce l’avevano, ma erano papi diversi. Erano papi re, papi combattenti, papi ligi alla ragion di stato, e capitava pure che dimenticassero ogni incombenza spirituale. Erano papi che firmavano condanne a morte, alla fustigazione, e quando avevano bisogno di equipaggi in vista di una battaglia, quella di Lepanto, per esempio, commutavano le condanne in arruolamento coatto nella flotta e i redivivi finivano in catene fra i rematori, con qualche residua speranza di riuscire a sopravvivere ancora per qualche anno. A fargli cambiare idea non c’erano santi né madonne, tanto meno c’era da sperare in una resipiscenza, anche tardiva, che li facesse tornare sui passi della spiritualità a danno della ragion di stato. E quando dico santi, non è solo per ricorrere a una frase fatta, mi riferisco a santi veri, un San Filippo, mi pare, che cadde in disgrazia di Pio V per aver parlato in favore di alcuni zingari, insigniti a forza del titolo di rematori in una galera. I tempi sono cambiati, la flotta papale non c’è più e una breve crociera sulla Vespucci per recarsi a un Concilio Eucaristico si addice al Papa molto di più. Passando alla mia flotta, come la chiama mia moglie, per il Vaurien non si affacciano compratori, la barca all’ormeggio avrà un palmo di vegetazione sotto la carena, che andrebbe grattata via, e quella che mi ha venduto l’amico pittore ha ancora bisogno di una quantità di lavoretti. Tutto ciò mentre piove e io mi sto rimpinzando di antibiotici. Di nuovo ricorrere alla filosofia cinese. Se c’è rimedio, perché ti preoccupi? Se non c’è rimedio, perché ti preoccupi? Mi pare che non ci sia altro da fare. Smettere di preoccuparmi e pensare alla salute.

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