lunedì 2 agosto 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Sabato 6 marzo 2010
Stamane è sorto il sole. Hemingway aveva ragione. La temperatura è quasi dieci gradi, più che sufficiente per godersi un’escursione a vela. Quasi cedo alla tentazione. Poi mi sovviene che dovrei prima portare la barca a terra per raschiare via un palmo abbondante di vegetazione sotto la carena e, peggio ancora, che sono in cura. Oggi ho preso la nona compressa di antibiotico e ne manca ancora una. Meglio soprassedere. E’ colpa del sole. Quando lo vedo scatta un meccanismo automatico che lo combina con mare, vento, vela, barca. Non posso farci niente. Per la barca in cantiere ho pronti due alberi, uno più a prora, sul quale dovrei provare una vela latina, uno più centrale per una vela al terzo. La seconda è già pronta. Per armarla ho approfittato dei primi giorni di reclusione per malattia, e aspetta ben ripiegata nel cofano dell’auto. La prima, invece, non ce l’ho. Il problema è che di questo tipo di vela non sono pratico e non sono riuscito a trovare i giusti rapporti con la conformazione della barca. Mi sono fatto un’idea su Internet, con delle illustrazioni che però mancavano delle precise misurazioni. L’idea che mi son fatto è sufficiente per fare un tentativo, ma siccome una vela in nylon o materiale sintetico - di semplice tela non se ne fanno più - costa un’iradidio, sarebbe stato un tentativo dispendioso a rischio di insuccesso. Poi il caso mi è corso in aiuto. Pochi giorni fa mia moglie ha acquistato un telone per coprire la legna ricavata da un albero abbattuto in giardino. Era di plastica, piuttosto robusta. Mentre lo sistemavo sopra il mucchio di ceppi, ho notato quanto fosse robusto e leggero allo stesso tempo, e il pensiero di ritagliarci una vela di prova è venuto di conseguenza. Sono corso a comprarne un altro, della grandezza necessaria, e non vedo l’ora di mettere in atto il progetto. A dire il vero ce l’ho già sulla carta e potrei anche cominciare a tagliare, ma l’esperienza insegna che è molto meno facile sbagliare se hai gli oggetti sotto mano. Dunque, aspettare. Quando si sta male, sarebbe meglio non avere progetti. Godersi il riposo e la malattia, che, se è venuta, una ragione ci deve essere. Difficile trovarla, ma se è vero, come sostengono alcuni, che ogni piccolo spostamento, ogni evento, anche ogni pensiero, è una compensazione di altri spostamenti, eventi o pensieri presenti in altri spazi dell’orbe terracqueo, non importa quanto lontani, allora una ragione ci deve essere. Naturalmente, date le abissali distanze, meglio limitarsi ad accettarla, senza pretendere di trovarla. Se a questo punto mi chiedessero Ma di che cazzo stai parlando?, farei fatica a rispondere. Meglio attestarsi su sponde più collaudate e più rispondenti al contingente. Ma che cazzo hanno combinato quelli del Pdl? Quando ho sentito che hanno presentato le liste elettorali in ritardo ho creduto di aver capito male, poi ho seguito con maggiore attenzione e ho dovuto convincermi di aver capito bene. Sono rimasto basito. Basito, un termine caro a Pirandello, caduto quasi in disgrazia per un gran numero di anni, riscoperto chissà da chi e rimesso in circolazione negli ultimi tempi. Non che mi piaccia gran ché. Forse Sono rimasto di stucco sarebbe stato più incisivo, ma probabilmente a chi mi sta leggendo di tutto questo non frega un accidente, perciò torniamo a Sono rimasto basito. Stento a credere che a certi livelli della politica possano verificarsi simili assurdità, ma la notizia imperversa alla TV e sulla carta stampata, e benché nessuna delle due meriti una mano sul fuoco, pare che sia proprio vera. A far piovere sul bagnato o vomitare sulla merda, come preferite, è arrivata la spiegazione che tutto sarebbe accaduto per un panino. E’ vero che eventi epocali possono scaturire da motivazioni inaccettabili, vedi Adolf, che per il rifiuto di una ragazzina ebrea ne ha bruciati sei milioni e ha dato fuoco all’Europa, e se è anche vero che negli instabili equilibri dell’universo la mancata accettazione di una lista elettorale, per di più di una sola regione, non merita neppure menzione, il fatto che ciò sia accaduto perché un tizio si è fatto un panino galeotto lascia ugualmente perplessi. Mi sia consentito aggrapparmi al mio chiodo fisso, anche a rischio di rompere i coglioni, e tornare a quel tormentone verminoso che è la scuola. Ce n’era un’altra, in tempi lontani, dove un ha scritto senza l’acca scatenava un finimondo, costava sicuramente un’insufficienza e poi un impegno costante, nei giorni a venire, per scrollarsi di dosso l’alone riprovevole che ti restava appiccicato come una nuvola pestifera. Era la stessa scuola dove un Machiavelli scritto con due c faceva di un tema, per quanto bene svolto, carta straccia, dove, per dirla tutta, non si tolleravano inesattezze, dove la puntualità era la prima referenza. Si esagerava? Forse. A fronte di quella scuola, ce n’è stata un’altra, negli ultimi tempi in particolare, dove la puntualità era illustre sconosciuta, dove si poteva uscire ed entrare a qualsiasi ora con il consenso, ma spesso la complicità dei genitori, dove di ha scritte senz’acca neppur si teneva conto, figuriamoci di Machiavelli scritto con due c, perfettamente a suo agio anche sui cartelli indicatori, dove tutto era tollerato, per non dire consentito, in nome di …di che cosa? Si voleva evitare le difficoltà, rendere più agevole il percorso scolastico, evitare le defezioni, forse anche le responsabilità? Un tizio, incaricato di presentare le liste elettorali per le elezioni regionali ritiene lecito andarsi a fare un panino a rischio di arrivare in ritardo. Arrivare in ritardo, che sarà mai? Il can can mediatico gli avrà chiarito le idee, suppongo, ma l’incontinente paninaro potrebbe solo essere il prodotto di un sistema che, in realtà, di lui se ne è fregato. Non so quanto sia vero che il mal comune è un mezzo gaudio, ma se lo fosse, sarebbe una mezza festa ogni giorno. Da qualche parte, negli Stati Uniti, in un istituto di scuola superiore è stato licenziato in tronco l’intero corpo insegnante, una novantina di persone, preside inclusa, perché c’erano troppi bocciati. Vanno aggiunti quattro bidelli e, se non sbaglio, anche il preparatore atletico.

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