giovedì 5 agosto 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Martedì, 9 marzo 2010. C’è qualcosa di nuovo, oggi, alla TV. Sono stati scoperti i bamboccioni. Pare che la gioventù italiana sia un’accozzaglia di bamboccioni. Si tratterebbe di una fascia sociale che va dai venti ai trentacinque, quarant’anni. Comprende nullafacenti, universitari, vitelloni, discotecari a tempo pieno, lavoratori part-time, ma c’è pure qualcuno, non molti, pare, che lavorano e sarebbero in grado di sostenersi da soli, mandando in congedo mamma e papà. Non saprei dire quanti italiani siano inclusi nella categoria, ma devono essere in numero considerevole, se hanno fatto incazzare il ministro Brunetta e opinionisti di rispetto, anche Roberto Gervaso, che in proposito è apparso molto determinato, dichiarando che i genitori dovrebbero togliere loro le chiavi di casa. Quanto al ministro Brunetta, mi pare che abbia espresso il convincimento che sarebbe buona cosa sbatterli fuori di casa a diciotto anni. Naturalmente c’è stata una levata si di scudi, perché in Italia c’è sempre una levata di scudi, ogni volta che vengono proposte soluzioni più o meno drastiche. Il nostro è un paese democratico sul serio, un esempio unico a sostegno del vecchio detto che parla della democrazia come della peggior forma di governo, ma l’unica possibile. E siccome è davvero l’unica possibile per conservarci nella condizione di esseri pensanti - le alternative sono state proposte da Hitler e Mussolini, per parlare di casa nostra e di confinanti, da Stalin, alias Baffone, che sarebbe dovuto venire anche in Italia ma per fortuna ha declinato l’invito di certe frange suicide di casa nostra, da Saddam Hussein buonanima, e continuano ad essere proposte da condottieri come Ahmeninajad, e volendo continuare, rimbalzando dall’Asia all’Africa, l’elenco sarebbe interminabile - dovremo continuare a sorbirci levate di scudi nelle aule parlamentari e nelle piazze. Il guaio è che la levata di scudi è diventata automatica, una reazione normale che però non tiene più conto della validità dello stimolo. Per esempio quale testa di cazzo non riuscirebbe a capire, di getto e senza bisogno di chiarimenti, che il piccolo Brunetta si è concesso licenza di sparare una grossa stronzata, specie quando ha ipotizzato di togliere una cifra dalle pensioni e passarla ai bamboccioni per levarseli dai coglioni? In un paese come il nostro, dove il parlamento soffre di elefantiasi e la burocrazia è sempre attenta, solerte e impegnata a rallentare e a volte perfino a ostacolare l’applicazione di leggi regolarmente promulgate sulla Gazzetta, come avrebbe potuto trovare la strada una tale sventurata ipotesi? Resta il fatto, e questo credo sia un aspetto non trascurabile, che i bamboccioni sono una categoria improduttiva, parassita e costosa. Costosa a mamma e papà, anche in termini psicologici, perché per anni continueranno a chiedersi cosa hanno fatto di male per non potersi godere un po’ di vita indipendente proprio nell’ultimo scorcio, nella fase discendente, quando i padri non dovrebbero più arrovellarsi a capire che cazzo vogliono i figli e le madri rovinarsi la schiena con i panni da lavare, da stirare e i letti da rifare. Credo che a questo punto, se non esiste un motivo più che valido per l’ostinato ancoraggio, si potrebbe davvero ipotizzare un salutare calcio in culo. Categoria incredibilmente costosa allo stato, perché non produce ricchezza, non paga le tasse e sbafa l’assistenza sanitaria. Al confronto, fumatori e obesi sono roba da ridere. In Inghilterra, in Francia, negli Stati Uniti, ma anche in altri stati, se non vengono sbattuti fuori di casa a diciott’anni, poco ci manca. Insomma, quando arriva il momento, glielo dicono a brutto muso. Girando per il mondo, quasi ti sorprende notare che i diciottenni non sono adulti solo perché possono prendere la patente o sbattuti in galera se fanno cazzate. Sono gente responsabile. Si dividono l’affitto di un appartamento in quattro, anche cinque persone, mescolati fra maschi e femmine, nel rispetto delle relative privacy, e lavorano. E studiano. Pare che da noi ci sia un mammismo potente, un ostacolo insormontabile verso una condizione di piena responsabilità per un figlio che dovrebbe vivere con qualche comodità in meno, rispetto ai canoni materni. E’ la verità. Voglio citare ancora Gervaso, perché è un intellettuale serio, perché mi è anche simpatico, perché di solito non dice cazzate e merita considerazione anche quando esagera con una iperbole. Cosa ha detto? Una madre italiana allatterebbe anche un figlio di quarant’anni. Chissà perché ho parlato tanto dei bamboccioni. Ci sono sempre stati, in scrupoloso anonimato. Di nuovo c’è solo il nome. Inutile dire che ne avrebbero fatto a meno.

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