venerdì 13 agosto 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Lunedì, 15 marzo 2010
Neuropsicoendocrinoimmunologia. Lo so che è difficile da credere, mo ho incontrato questo mostro sfogliando una rivista femminile, aspettando il mio turno nella sala d’attesa dell’odontoiatra. Mi ha fatto impressione. Basterebbe inserire una decina di tali termini nei programmi di italiano per extracomunitari che aspirano alla cittadinanza per costringerli a una fuga disperata. Frequentando un corso di tedesco al Deutsch Institut fuer Auslaender di Amburgo, ricordo quanto mi facessero incazzare le parole composte anche di quattro o cinque vocaboli giustapposti. Per capire quei mostri occorreva conoscere il significato di ciascuno di quei vocaboli. Siccome ero al mio primo mese di tedesco, non ero ancora pronto per simili esegesi. Così me la pigliavo pure con i tedeschi, perché con una lingua tanto strampalata mi complicavano la vita. E’ passato qualche anno ma, dopo l’incontro con neuropsicoendocrinoimmunologia, forse sono ancora in tempo per fare ammenda e scusarmi con il popolo tedesco per tutte le volte che, scontrandomi con tali paroloni, mi è scappata una parolaccia che di certo non avrebbero gradito. Il fatto è che certi convogli di vocaboli non li avevo mai incontrati. Tutto cambia, le lingue cambiano, certe diventano addirittura più facili, in Inglese, per esempio, certe regole diventano mano a mano obsolete, per la gioia degli studenti, naturalmente, i congiuntivi italiani stanno opponendo strenua resistenza agli attacchi dei talk show, di tanta gente cui è sconsideratamente consentito di apparire in televisione, non solo, ma anche di parlare in televisione, di modernisti ad ogni costo, di scrittori e giornalisti apostati, di tutti coloro che rifiutano il difficile perché il facile è più facile. Ripensandoci, il termine neuropsicoendocrinoimmunologia appartiene a un linguaggio medico specialistico che non è necessario divulgare al popolo e mi sto preoccupando per niente. Però non avrebbero dovuto scriverlo in una rivista femminile, dove sia i problemi trattati sia il relativo linguaggio erano meno aggressivi. Si parlava per esempio dell’herpes, e di pressanti problemi ad esso collegati. Una ragazza era piuttosto preoccupata, per citare un caso, perché non sapeva se con l’herpes al labbro poteva fare pompini. Una preoccupazione legittima, niente da dire, espressa in modo semplice, con niente che lasciasse presagire una simile impennata del linguaggio proprio nella stessa pagina. Era una ragazza che voleva apprendere e il medico era molto coscienzioso nel rispondere, e semplicemente le spiegava che se fosse stata lei ad offrire sesso orale con un herpes alla bocca, avrebbe dovuto evitare al suo partner futuri pentimenti e colorite recriminazioni, e magari anche qualche irripetibile epiteto nei suoi confronti, proteggendolo con un profilattico. Tutto sommato, a lui andava bene. Per lei invece sarebbe stato più complicato nel caso inverso, spiegava il medico, che non intendeva tralasciare nessun dettaglio. Infatti, mancando di sostegno per il preservativo, avrebbe dovuto aspettare di ricevere sesso orale fino alla guarigione dell’herpes. Sfigata, ma il medico non l’ha scritto. Tornando a parlare di linguaggio, di quando in quando gli speaker della TV fanno scoperte incredibili di parola nuove, ma credo di averlo già scritto. Ricordo un tempo in cui non c’era uno speaker che non trovasse il modo di pronunciare la parola inglese escalation. La ficcavano dappertutto, e mano a mano che il tempo passava, la pronunciavano in modo sempre più orribile. Ma quanto potrebbe costare alla RAI o a Mediaset un consulente linguistico? Ci sono un sacco di insegnanti a spasso, una massa di stranieri che parlano un ottimo inglese, macché, strafalcioni dopo strafalcioni, ad ogni trasmissione, per la disperazione degli insegnanti, quelli occupati, che hanno perfino dovuto imparare a far funzionare i computer per mostrare scene e dialoghi originali. Quello che si ascolta in TV, che piaccia oppure no, rimane impresso a fuoco, viene subito assimilato e ripetuto a scuola e altrove. Ma quanto può costare un (dico uno, perché basta e avanza) consulente linguistico? Credo di essermelo già chiesto, ma credo anche che non ci sarà mai risposta e tanto meno che ce ne sarà mai uno e che, quanto alla pronuncia di parole straniere, dobbiamo rassegnarci ad ascoltare una infinità di cazzate all’infinito.

Nessun commento:

Posta un commento