mercoledì 25 agosto 2010

Diario di un qualsiasi nessuno

Lunedì, 16 marzo 2010. Stanotte mi sono sognato Di Pietro a capo di un manipolo di Valoristi, meglio evitare desinenze compromettenti e cambiare con Valorosi, che imponeva a Bossi e Berlusconi di scolarsi un boccione di purga a testa. Memore della vicenda di Enrico IV che rinunciava a sconvenienti deviazioni religiose in cambio del trono di Francia con la storica frase Parigi val bene una messa! , Bossi affrontava il martirio gridando, con un riferimento che non calzava proprio alla perfezione, La Padania val bene una purga! Gridava come poteva, poveraccio, da quando l’ha colpito il coccolone non è più capace di grandi prestazioni vocali. Berlusconi, da parte sua, spinto a tracannare senza riprendere fiato, provava ogni tanto a togliersi di bocca il collo del bottiglione, ma non faceva in tempo a dire Mi consenta! che glielo ficcavano di nuovo fra i denti. Non si fanno le leggi ad personam!, gli sbraitava contro Di Pietro, e tu lo hai fatto: Confessa! Anche volendo, il Berlusca non poteva proprio accontentarlo, con il collo del boccione che gli arrivava in gola. Confessa! continuava a ripetere Di Pietro, talmente fuori di sé da non rendersi conto che il poveraccio rischiava di morire soffocato e non sarebbe riuscito a pronunciare una sola sillaba. Ma Di Pietro è un giudice, si è studiato le procedure di tutti i tribunali, presenti e passati, e conosce l’importanza di una confessione. Forse aveva bisogno di una confessione per poter esercitare un atto di clemenza. Perfino i tribunali della Santa Inquisizione accordavano clemenza agli eretici che si confessavano colpevoli e si pentivano di aver osato criticare l’Istituzione ecclesiastica. Infatti i non pentiti venivano bruciati vivi. Ai rei confessi, invece, prima di essere gettati sul rogo veniva mozzata la testa. Si dice che i sogni sono determinati da fatti accaduti il giorno avanti o da preoccupazioni per il giorno dopo e, per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare che cosa possa essermi capitato ieri per farmi sognare anche la Gelmini. In costume da befana, volava da una casa all’altra e invece di cenere e carbone metteva nelle calze dei cattivi tanti cinque in condotta. Un gruppetto di presidi buonisti la seguiva di nascosto, per entrare anche loro nelle case e sostituire i cinque con biglietti per viaggi organizzati di penitenti a Medjugorje. Redenzione, invece di Delitto e castigo. Saranno le vicende politiche di questi giorni, sarà il gran casino che riescono a tirarci fuori i media, ma ho una gran paura che senza un sostegno neuropsicopoliticoimmunologico (se no a che serve leggere riviste nella sala d’attesa del dentista?) presto ci si incasineranno anche i sogni. Sarebbe un grosso guaio perché il sonno non sarebbe più, per dirla con Macbeth, il balsamo della quotidiana fatica, ma aggiungerebbe stress notturno a stress quotidiano. Per fortuna a far da contrappeso c’è la barca a vela. Basta solo il pensiero. Nel pomeriggio ho approfittato del sole e della temperatura decente per concludere i lavori indispensabili alla prima prova. Ancora un po’ di pazienza. Il diciotto e l’ecografia sono a un tiro di schioppo e il referto renderà ufficiale il fatto che quei due linfonodi non hanno intenzione di rompere i coglioni. Proprio come sostiene il sottoscritto, che presso la doc gode di credito zero. Devo ancora ritagliare dal telone la vela di prova, ma è questione di poco. Presto saprò se funziona. Oggi ho visto il mio amico pittore. Non è facile incontrarlo, vista la sua esistenza itinerante fra Francia, Germania, Svezia e Italia. Avrei voluto prendere accordi per provare insieme la barca, ma ero in macchina con mia moglie e avevamo da fare. Aveva in testa un cappellaccio calcato sulla fronte e una barba che gli arrivava alla cintola. Un vero artista. Mi piacciono i veri artisti, perché sono davvero liberi e se ne fregano, ma se ne fregano davvero di opinioni e opinionisti. Appartengono alle loro opere, come i colori appartengono alle loro tele. A pranzo ho visto una madre alla TV, che riteneva che la figlia di dodici anni dovesse frequentare un baby beauty center. Le materie, in tali centri, riguardano il trucco al viso, lo smalto alle unghie, l’altezza dei tacchi, le creme di bellezza e forse, chissà, anche il lifting e la liposuzione. Il motivo addotto è che l’apparenza, di questi giorni, la fa da padrona. L’involucro fa sberleffi al contenuto e se non ci si adegua, sono derisioni e insulti. Allora è il livello della griffe che stabilisce quanto vali. Figuriamoci se non vesti griffato. Ma chi erano quei deficienti che si sono tramandati ai posteri per aver sostenuto che l’apparenza inganna, l’abito non fa il monaco, non è tutto oro quello che riluce?

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