domenica 29 agosto 2010

Domenica, 21 marzo 2010
La domenica dovrebbe portare con sé il riposo, soprattutto quello del cervello, delle coronarie, insomma, di tutto quel sistema che durante la settimana ci logora i nervi, responsabile di uno stress che giorno dopo giorno si fa più aggressivo e pericoloso e pare abbia deciso di ammazzarci tutti. Invece la prima incazzatura è arrivata a colazione, quando per disgrazia ho acceso il televisore. Si parlava del famigerato Omar, di solito accoppiato ad Erika per aver commesso a sangue freddo due omicidi agghiaccianti, della soddisfazione generale nel vederlo di nuovo in libertà dopo aver scontato nove anni, e neanche tutti in carcere, invece dei quattordici che gli erano stato comminati, del fatto che era cambiato, che aveva portato a termine i suoi studi e che aveva deciso di ricominciare daccapo. A diciassette anni, solo un anno prima della maggiore età, questo bravo ragazzo, in compagnia di un’altra assassina come e forse anche peggio di lui, aveva accoltellato e ucciso a sangue freddo una povera donna la cui sola colpa era stata di aver partorito una criminale. Il numero esorbitante delle coltellate, all’incirca una settantina, testimoniava con quanta ferocia si erano accaniti sulla poveretta. Il fratellino di lei si stava preparando per il bagno, era stato attirato dal rumore e aveva assistito allo scempio. Erika e Omar, li ho sentiti sempre chiamare con i rispettivi nomi di battesimo, quasi con simpatia e familiarità, come fossero i protagonisti di un reality in prima serata, non hanno avuto tentennamenti. Prima hanno cercato di affogarlo, senza riuscirci, poi gli hanno rifilato cinquantasette coltellate, cinquantasette. Poi, freddamente, hanno accusato gli albanesi, scatenando un putiferio di indagini e di ricerche, che però hanno portato al loro arresto. Non so voi, ma il solo riepilogo della vicenda mi fa venire il mal di stomaco, intendiamoci, non è il solito modo di dire, mi viene realmente da vomitare. Adesso quei due rifiuti si sono fatti persone per bene, hanno studiato, imparato, e ricominceranno daccapo, meritano una seconda occasione. Tutti meritano una seconda occasione, tranne la madre di Erika e il fratellino di quattro anni, ammazzati come bestie, ma che dico, nessuno ammazzerebbe una bestia con settanta coltellate. Senza contare il coro di indignazione degli animalisti che si leverebbe al cielo fino agli strati più alti dell’atmosfera e oltre il buco dell’ozono. Oggi chi muore ammazzato entra nelle statistiche, il suo nome viene semplicemente cancellato dalle liste dei vivi e la vita continua. Sarà per effetto dei videogames, dove si impara ad ammazzare figure umane premendo un tasto. Solo gli avvoltoi televisivi le tengono in considerazione, le vittime, secondo una particolare classifica di gradimento, le riesumano come protagoniste di gialli, sbattono sullo schermo testimoni ed esperti, elencano prove e controprove, ripercorrono l’itinerario delle indagini, fanno di una audience un popolo di detective. Giallo, è la parola ricorrente per riferirsi a un omicidio non ancora risolto. Non badano al fatto che il giallo appartiene alla fiction, all’immaginazione, mentre gli omicidi sono reali, la gente viene ammazzata sul serio e va a finire sotto terra. Tutto quello che esce dal piccolo schermo è spettacolo, mira all’audience, morti veri e morti finti si accavallano, si confondono gli uni con gli altri, obnubilano la mente dello spettatore e gli impediscono di distinguere tra i morti che risuscitano nella prossima fiction e quelli che vengono messi a decomporsi in una bara. Credo che sia già tardi per arrestare la confusione che dilaga sovrana, ma vorrei rivolgere un pensiero alle due vittime di questa vicenda, completamente dimenticate, e citare alcuni versi del Foscolo per la morte del fratellino, che potrebbero anche riferirsi al fratellino di Erika, assassinato a quattro anni e da dieci ormai nella fossa. Non vanno letti di fretta, va soppesata ogni parola. Sei ne la terra fredda/sei ne la terra negra/né il sol più ti rallegra/né ti risveglia amor. Se sono scivolato nel tono didattico, devo essermi incazzato sul serio. Il buonismo e la TV sono le più grandi catastrofi abbattutesi sul genere umano, dopo il diluvio universale e prima dell’Apocalisse, e siamo costretti a conviverci come niente fosse. Anche oggi, nessun lavoro alla vela. Si è rotto lo specchietto della macchina, quella con il portabagagli, e non ho potuto portare il pennone sulla spiaggia. Fine della narrazione.

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