domenica 8 luglio 2012

diario di un qualsiasi nessuno


 Domenica, 8 luglio 2012. Ho accompagnato tanti studenti all’estero, in gite organizzate come vacanze studio per il perfezionamento dell’inglese, sia negli Stati Uniti che in Inghilterra. C’erano anche altre destinazioni, fra cui Malta, ma non l’ho mai scelta. Avevo il sospetto che l’inglese parlato per le strade di Malta non fosse gran che e non mi sbagliavo. Quest’isola, anzi, queste tre isole sarebbero rimaste per sempre al di fuori dei miei itinerari se non fosse per il fatto che da qualche anno ci lavora mia figlia. Imperscrutabili percorsi della vita. Immaginare, quando era ancora un cucciolo, che un giorno mi avrebbe portato a Malta! Passare una settimana con un figlio non è necessariamente bello, ma in questa occasione lo è stato. Una forte emozione vederla muoversi nel suo ambiente e rendersi conto che ha tagliato definitivamente il cordone ombelicale e che ne è orgogliosa. Me ne sono sentito orgoglioso anch’io, anche se con meno merito.  Naturalmente i maltesi hanno ereditato la guida a sinistra dagli inglesi e pare non intendano cambiare. Basta distrarsi un attimo e si ha l’impressione di trovarsi dal lato sbagliato con conseguente stretta da brivido. Lentamente ci si fa l’abitudine. E’ la segnalazione delle località, piuttosto, e ce ne sono tante, motivo di qualche inquietudine. Naturalmente per chi non è del posto, visto che l’isola, tutto sommato, è piuttosto piccola.  Insomma, capita facilmente uscire da un piccolo centro abitato e ritrovarsi dopo qualche chilometro in aperta campagna davanti a un bivio senza indicazioni o con segnali stradali dall’inesplicabile presenza. A volte solo tratti desolati, pressoché disabitati, e si rischia lo sconforto. Tuttavia Malta è davvero una piccola isola, e bastano un paio di tentativi per ritrovare la strada. A Gozo, l’altra isola abitata, credo poco più piccola di Malta, mia figlia ha voluto mostrarci le saline. Dove avevo già visto le saline? Forse da qualche parte in Sicilia, ma non mi è venuto in mente. Ci si è avvicinato un tizio, un altro turista, che ci ha spiegato in ottimo inglese come funzionavano le saline. Inondazione, evaporazione, raccolta del sale. Lo sapevamo già ma abbiamo ringraziato lo stesso. Aveva un ottimo accento, di certo era un inglese vero. Al ritorno, di nuovo qualche problema con i cartelli indicatori, poi finalmente siamo arrivati al porto e ci siamo messi in fila con le altre auto dietro la poppa del traghetto, aspettando che aprissero la barra per farci salire a bordo. Invece non è andata così. Il ferry se n’è andato senza neanche uno spernacchio di saluto e noi siamo rimasti a guardarlo mentre filava via. Evidentemente era già carico. Un’ora dopo ne è arrivato un altro e tutto è proceduto secondo canone.          

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