venerdì 11 novembre 2011

diario di un qualsiasi nessuno

TRENTA SECONDI (Seguito)


Dal verbale, nelle mani del maresciallo anziano Montanelli, che funge da comandante della stazione, risulta che al quarto piano di via Foscolo un uomo è stato ucciso con un colpo alla nuca portato con un corpo contundente, non rinvenuto sulla scena, dopo una colluttazione che ha provocato lo spostamento di alcuni mobili e, in particolare, la caduta di una lampada a stelo finita contro i vetri di una finestra, frantumatisi e caduti sulla strada sottostante. Infilata sotto la cintura, l’uomo aveva un’automatica carica. Sfondata la porta, che era serrata dall’interno e ulteriormente assicurata tramite una catenella, sono stati rinvenuti, oltre al cadavere e all’automatica, una pennetta da computer, un computer, i resti di una bottiglia e liquido sul pavimento, la metà di un biglietto da dieci euro e una scarpa da donna, il tutto al vaglio degli esperti. L’unica testimone, la Sig.na Teresa Zannini, presente in strada al momento dell’evento, ha riferito di una donna fuggita attraverso il portone, con indosso una sola scarpa.
Il mattino seguente, Teresa si trova alla Stazione dei carabinieri per fornire ulteriori dettagli. E’ in preda a una leggera emozione, è la prima volta che viene convocata dai carabinieri, è la prima volta che le viene richiesta una deposizione scritta riguardante un omicidio, ma ricorda bene e riferisce correttamente.
-Non ricorda se la donna avesse in mano qualcosa?- Si sforza di ricordare.
-Di che genere?- chiede.
-Un oggetto qualsiasi, di un certo peso, come un soprammobile, o un attrezzo come un martello, un paio di pinze, cose del genere-
-L’ho vista solo per un attimo- dice, mentre si sforza di ricordare.
-Ci pensi, con calma- Non le viene in mente nessun oggetto.
-Non mi pare- risponde.
-Nessuna certezza?-
-Non ne sono certa, ma non mi pare- ribadisce, dolente.
-Quanto tempo è passato fra la rottura del vetro e il momento in cui la donna è uscita correndo?- Questo lo ricorda.
-Poco tempo- risponde.
-Dieci secondi, venti, trenta, un minuto?- Teresa fa fatica a concentrarsi.
-Trenta secondi, forse di più, ma meno di un minuto, credo-
-Di questo è assolutamente certa?-
-Direi di sì- La testimonianza scritta, a parte un identikit fatto in chiusura e la precisazione del tempo impiegato dalla ragazza per scendere le scale, non appare di grande utilità agli inquirenti. Manca l’arma del delitto e permane il mistero della porta chiusa dall’interno. Mentre gli esperti esaminano gli oggetti trovati sulla scena del crimine, il maresciallo Montanelli fa fotografare la scarpa e incarica un paio di agenti di indagare nei negozi di calzature del luogo. Una ventina. Spera in un colpo di fortuna per risalire all’identità della donna. Quanto all’uomo, è un dirigente di una fabbrica di cosmetici. Le indagini vengono indirizzate anche in questa direzione.

L’agenzia di investigazioni Occhio di lince è in attività da un paio di mesi. Il titolare si chiama Olindo Ferri, un ex detective della squadra omicidi in pensione. Il suo unico collaboratore, Marco Perretti, viene da un’agenzia immobiliare. All’interno di essa, non brillava per acume e produttività, ed è stato uno delle prime vittime della crisi e del conseguente esubero di personale. Sebbene inesperto nel settore investigativo, il Ferri gli è amico e ha voluto dargli una mano. Lo lascia in ufficio quando lui è fuori e se ne serve per qualche commissione. L’agenzia è agli inizi e il lavoro è scarso. Finora ha riguardato mariti con le corna e mogli con le corna, foto, testimonianze, separazioni e divorzi. Un vero schifo per Olindo, avvezzo a ben altro tipo di indagini, ma la pensione e quello che è, e lui ha famiglia. Entrando in ufficio, il giorno seguente ai fatti narrati, viene informato da Marco che non ci sono nuovi casi, ma proprio in quel momento squilla il telefono. Falso allarme. L’amministratore dello stabile lo informa che sono stati riveduti i millesimi condominiali e presto ne avrà comunicazione scritta. Sulla scrivania trova i due quotidiani che Perretti ha il compito di acquistare ogni mattina prima di recarsi in ufficio. Uno dei due cura la cronaca locale. In prima pagina hanno sbattuto la foto del morto, un dirigente di laboratorio in una fabbrica di cosmetici, e nell’articolo a fianco c’è un dettagliato resoconto di tutti i particolari del misfatto.
-Curioso-, commenta a mezza voce, quando apprende della porta serrata dall’interno e del biglietto da dieci euro a metà. Poi si mette a scrutare i muri imbiancati da poco, i quadri dai colori appariscenti acquistati nei supermercati, le suppellettili nella stanza, una per una, e infine gli occhiali sul naso di Perretti.
-Che c’è?-, gli fa questi.
-Niente, niente-, risponde soprappensiero.

Per la prima volta, da quando comanda la stazione, Montanelli ha un caso vero. Cerca di sveltire i sopralluoghi nei negozi di calzature e convoca il direttore generale della Cosmesi Italia, per informazioni sulla vittima. Ne risulta un tipo tranquillo, sufficientemente dedito al lavoro, che non ha mai causato difficoltà all’azienda.
-Conosce qualche motivo per cui potesse avere dei nemici?- chiede il maresciallo.
-Direi di no-, risponde il direttore, -no, in realtà non ne conosco. Era un tipo piuttosto riservato. –
-Le risulta che avesse un’amante, rapporti particolari con una donna?- prova a chiedere il maresciallo.
-So che è scapolo-, dice il direttore, -ma non saprei dirle della sua vita privata- Che non aveva moglie lo sapevano già.
-L’ha mai visto con questa donna?-, insiste il maresciallo, mostrando l’identikit e scrutando ogni reazione. Il direttore appare perplesso.
-Non credo-, dice, -anche se..-
-Anche se?- preme il maresciallo.
-Non è una faccia nuova, somiglia a qualcuno, ma..non saprei dire- Il maresciallo aspetta una trentina di secondi, infine rinuncia. (continua)

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