lunedì 21 novembre 2011

diario di un qualsiasi nessuno

18 novembre 2011. Ieri ho ascoltato il discorso del nuovo presidente del consiglio dei ministri (tutto in minuscolo, dubito che i nostri politici meritino ancora le maiuscole). Ha fatto sapere che nel nostro paese le tasse sono troppo basse e in certi casi del tutto inesistenti. Credo che chi le tasse le paga, tutte, dalla prima all’ultima, sia di parere diverso. Giusta la caccia agli evasori, siamo tutti d’accordo, ma bisognerebbe anche dare la caccia a chi dilapida i soldi dei contribuenti. Gli esempi più eclatanti, che immagino non siano che la punta dell’iceberg, li abbiamo davanti agli occhi, opere colossali iniziate e mai finite, oppure finite e mai utilizzate. Non sarebbe utile qualche indagine, poter risalire ai responsabili, che pure hanno un nome e un cognome? Mai sentito parlare di iniziative siffatte. Eppure, se si persegue la malasanità, almeno quando è possibile, perché non la malammistrazione del pubblico denaro? I fatti dicono, invece, che viene perseguito solo il contribuente, se non addirittura perseguitato, specie quando riceve bollettini già compilati per cifre non dovute. Ora che il fisco non si perita neppure di arraffare direttamente sulle pensioni di vecchiaia, senza neppure una notifica, è bene che nelle alte sfere, dove pare ci si appresti a riversare una grandine di bollettini già compilati su onesti cittadini, sappiano che il contribuente, quello che paga ed ha sempre pagato, si è rotto di uno stato amministrato da corrotti e incompetenti che l’hanno portato sull’orlo della bancarotta, neppure sfiorati dall’idea che toccherebbe a loro pagare i danni. Invece a pagare sarà la gente comune, cioè i soliti coglioni. Ma che cazzo, mi sono messo a parlare di politica, dà fastidio a me, figurarsi a chi legge. E’ come rimestare immondizia, forse anche di peggio. Parlarne seriamente è già un controsenso. Quando mai la politica italiana è stata seria? Parlarne sì, ma come di una commedia buffa. Diamo un’occhiata ai personaggi principali. Cominciamo con Berlusconi. La madre di mia nuora, londinese, mi ha riferito che in Inghilterra gira voce che abbia il cervello nelle mutande. Proseguiamo con Bersani. Un politico? Ma quando mai! Se mai un meteorologo disoccupato che si è arrangiato nella politica. -Il vento sta cambiando, il vento sta cambiando-, chi non glielo ha sentito ripetere ogni giorno per tutta la legislatura? Di Pietro? Un professore di latino, almeno in pectore, perché non credo che lo abbia mai studiato, almeno alle superiori. Però si sente che ce l’ha nel sangue, riesce a captarlo nell’aria, ad appropriarsene dai giornali, dalle voci altrui, anche se poi, nell’uso quotidiano, risulta monotono. Un disco inceppato su “Non si possono fare leggi ad personam per la durata della legislatura. Che dire di Fini? E’ qui, è là, non c’è più, è da un’altra parte, avrebbe potuto installare un tavolino in un piazza del mercato ed esibirsi nel gioco delle tre carte? Finisco con Franceschini, potenziale direttore insuperabile di un giornale scandalistico-moraleggiante. Bossi, visto com’è ridotto, meglio lasciarlo stare. Spero che per quello che ho scritto non mi si accusi di aver parlato di politica. Forse di contropolitica. E’ la stessa cosa? Non credo, io non tifo per nessuno. Passiamo ad argomenti seri. La filosofia, per esempio. Fu Archimede a gridare il famoso eureka per una scoperta che riguardava lo spostamento del volume dell’acqua, se ben ricordo. Io credo di aver trovato, proprio stamattina, il punto di attacco della drizza al pennone. Non posso giurarlo, per via del vento che si è fatto vivo per una diecina di minuti e senza troppo entusiasmo, ma quel poco mi ha dato buone indicazioni. Domani ci riprovo e se ho ragione inizierò la prossima pagina con un eureka speciale, tutto maiuscolo e in grassetto.

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