domenica 13 novembre 2011

diario di un qualsiasi nessuno

13 novembre 2011 - TRENTA SECONDI (quarta parte)


No-, si limita a rispondere, -la contatterò io-.
L’uomo se ne va e Olindo rimane solo. Guarda il denaro sulla scrivania, un bel colpo, ma dovrà trovare il modo di guadagnarselo. E’ il momento di accendere la sigaretta e mettere in moto qualche miliardo di cellule cerebrali. Prende il giornale che stava leggendo Perretti e scorre rapidamente l’articolo. I particolari non mancano, i giornalisti sono più ficcanaso dei detective. La situazione della ragazza, stando ai fatti, appare senza via di uscita. Una testimone la vede scappare subito dopo una colluttazione con la vittima, la sua scarpa sulla scena del crimine, evidentemente sfilatasi durante una fuga precipitosa. Per la polizia ce n’è d’avanzo, tanto che il particolare della porta chiusa dall’interno appare trascurabile. Pensano di risolverlo in un secondo tempo, è evidente. Dalle ultime indagini è emerso che la pistola trovata sul cadavere era inceppata. Quando aveva cercato di sparare, la vittima, senza riuscirci? Non c’era movente e neppure era stata rinvenuta l’arma del delitto. Particolari importanti, anch’essi ritenuti trascurabili. Per cominciare un lavoro serio, deve prima considerare i personaggi della storia, le possibilità di intreccio dei ruoli. Chi é il tizio che senza battere ciglio gli ha lasciato una grossa cifra in anticipo, per trovare l’assassino? La ragazza è davvero la sua amante? Perché sembrava più interessato a trovare l’assassino che a scagionare la donna? Per cominciare, prende la web cam nascosta fra i libri dietro la scrivania, la collega al computer e ne estrae un fotogramma soddisfacente. Ne stampa un paio di copie, poi fa un numero di telefono.
-Ciao, sono Olindo, hai un minuto?-
-Ciao. So già che è una rottura, ma un minuto non si nega a nessuno- Il tono è allegro, ma cauto. Le richieste di Olindo comportano spesso qualche rischio.
-Ti mando una foto, vorrei sapere chi è. Nient’altro-
-Lo sapevo. E’ un pregiudicato?-
-Non lo so, prova a vedere. Per favore-
-Mi mancano due anni per la pensione. Se mi cacciano, mi assumi tu?-
-Ci puoi giurare. Ma non ti cacciano. Ti mando una mail al solito indirizzo- Bellucci è un amico. Se può, lo aiuterà.
-E va bene. Ti richiamo-
-Guarda, che è urgente- insiste.
-Vattene al diavolo-. Lo sa che non dice sul serio. Sarebbe il caso di fare un sopralluogo sulla scena del delitto, ma la porta sarà ancora sigillata. Sarebbe il caso di parlare con la ragazza, ma forse non è ancora possibile. Sarebbe il caso di parlare con il suo avvocato, e questo è possibile. Vale la pena di fare un primo tentativo sulla rete. Nessun nuovo particolare, ma c’è anche il nome dell’avvocato. Si chiama Rosa Piani, non c’è indirizzo. Elenco telefonico, colpo di fortuna. Ci sono diverse Piani, ma un solo avvocato. Digita il numero, senza starci a pensare. L’avvocato è in tribunale, dovrà riprovare verso le cinque del pomeriggio. Bingo. Potrebbe anche voler collaborare. Che altro può fare, mentre aspetta? Il computer e la pennetta. Sapere cosa contenevano potrebbe essere di aiuto. Sta tornando Perretti, sente i suoi passi per le scale.
-Com’è andata?- Perretti risponde con un’aria soddisfatta. Tira fuori millecinquecento euro dalla tasca interna e li mette sul tavolo.
-E quelli cosa sono?- si sorprende, notando il denaro sul tavolo.
-Carburante, carburante per andare avanti- Perretti lo guarda disorientato.
-Porta tutto in banca- gli dice, -e paga le bollette. Se arrivi tardi, fallo nel pomeriggio. Poi ti spiego- Infila il giubbotto e se ne va a casa. A pranzo, la moglie gli serve un passato di verdure con il riso e un resoconto dettagliato di una lunga telefonata con la figlia, che ha trovato lavoro a Milano. Un piccolo problema di salute sembra scomparso, il lavoro va bene, l’unico problema è la distanza dal fidanzato, che sta frequentando un master negli Stati Uniti. Ingegneria elettronica. Finito il pranzo, fila a letto per un riposino. Di solito lo aiuta a riordinare le idee. Alle cinque prende la macchina e si reca dall’avvocato. L’indirizzo era sull’elenco. Non ha appuntamento, ma ci prova lo stesso. Ha fortuna. L’avvocato avrà quarant’anni, ha un bell’aspetto e sembra un tipo sveglio. Quando le dice del suo incarico, appare interessata, ma ha una notizia che brucia sul nascere ogni speranza di conoscere le dichiarazioni dell’accusata. Da quando è stata arrestata è in stato confusionale, non è in grado di riferire niente dell’accaduto. Non può essere di aiuto, almeno fino a quando non recupera il senno. L’avvocato imposterà la difesa sul particolare della porta chiusa dall’interno e sulla mancanza dell’arma del delitto, ma non sa quanto tutto ciò potrà essere efficace per scardinare la prova della scarpa. Gli confida un particolare, che non era sui giornali. Sul pavimento c’era una bottiglia rotta e il vino e i frammenti erano sparsi dappertutto. Quando Olindo lascia lo studio, ha meno speranze di quando era entrato, ma non dispera. Sa quanto sia importante il caso nella soluzione di enigmi del genere. Uscendo, si ricorda di chiedere della pennetta. Era vuota. Torna in ufficio e informa del nuovo caso Perretti, che quasi non ci crede. Verso le sette, una telefonata. E’ Bellucci. Per quanto protesti, alla fine cerca sempre di accontentarlo.
-Prendi la penna e scrivi. Quel tipo si chiama Aurelio Orsomando. Sì, Orsomando. E’ domiciliato a Roma, in via Nomentana, 150. Pare che sia un consulente, non si capisce bene di cosa. Un paio di anni fa è rimasto coinvolto in un caso di spionaggio industriale, ma è stato prosciolto. Non si è riusciti a trovare una connessione tra lui e chi ha fatto il lavoro sporco. Mi sono spiegato? Erano tutti convinti che fosse il mandante, ma non hanno potuto farci niente-
-Nient’altro?-, chiede, mosso dall’eccitazione.
-Che vuoi, una foto di famiglia con date di nascita e relativi indirizzi e numeri di telefono?-
-No, no, scusa. Ho parlato senza pensare. Mi sei stato di grande aiuto. A buon rendere-
-Una cena a base di pesce sul lungomare?- propone Bellucci, forze scherzando e forse no.
-Aggiudicato. Magari anche un paio di bottiglie di Verdicchio-
Ora è in vantaggio sulla polizia, perché dispone di un elemento che loro non hanno, il sig. Aurelio Orsomando, una scatola a sorpresa che dovrà aprirsi prima o poi. Ha anche saputo della bottiglia rotta, di frammenti e liquido sul pavimento. Ogni piccolo dettaglio, ogni piccolo dettaglio, non fa che ripeterselo. Per aver indagato un solo giorno, può ritenersi soddisfatto.
-Vado a casa- dice a Perretti, -pensa tu a chiudere-
-D’accordo. Come va l’indagine?-
-Ci vorrà ancora un po’-, risponde, aprendo la porta. A conclusione della giornata, lo aspetta un pollo alla diavola squisito. In cucina, sua moglie ci sa fare.
-Lascia perdere le indagini e goditi la cena-. Glielo ripete tutte le sere, e lui le dà ascolto. Il mattino che segue comincia con una telefonata del suo committente misterioso.

Nessun commento:

Posta un commento