lunedì 14 novembre 2011

diario di un qualsiasi nessuno

14 novembre2011 - TRENTA SECONDI (QUINTA PARTE)


-Vorrei essere aggiornato sulle indagini, se non le dispiace- La forma della richiesta è cortese, ma con venature di arroganza.
-Direi che è un po’ presto. In ogni caso, i particolari delle indagini in corso sono riservati, purtroppo anche per lei. Questo per evitare ogni possibile intralcio. Quanto ai risultati, sarà ovviamente il primo ad esserne informato- Chiarezza, innanzitutto, specie con i boriosi.
-Posso sperare in una soluzione rapida?-
-Certo, ci spero anch’io- Questo il succo della conversazione, da cui emerge l’urgenza di conoscere il nome dell’assassino. Perché tanta fretta? Non è per il costo del protrarsi delle indagini. Il denaro è la sua ultima preoccupazione.
-Senti, Perretti- dice al suo amico, se avessero arrestato tua moglie ingiustamente, ti interesserebbe di più che fosse scagionata o che venisse scoperto il vero colpevole?- Perretti ci pensa un momento.
-A me pare la stessa cosa, ma se proprio devo scegliere mi basterebbe che fosse scagionata-
-Non è la stessa cosa, ma è quello che volevo sentire- Perretti ci ripensa per qualche attimo.
-Hai ragione-, dice, -non è la stessa cosa-
-Secondo te, perché qualcuno dovrebbe vedere le cose al contrario e dare priorità alla scoperta dell’assassino?- Perretti ci pensa un momento, ma non è facile rispondere.
-Non lo so, ma è strano. E’ come se dovesse trovarlo per qualche altro motivo-
-Quindi, non per scagionare la donna-, conclude Olindo. –Sai che l’ho sospettato fin dall’inizio? Mi fa piacere che lo pensi anche tu- E’ solo un primo passo alla ricerca di un movente, ha ancora molta strada davanti a sé.
-Un’indagine è una partita a scacchi, ma né io né te abbiamo mai imparato. Peccato, perché ora bisogna muovere delle pedine. Ci proviamo insieme?-
-Ma certo-, approvò Perretti, poco convinto che gli sarebbe stato di grande aiuto.
-La prima pedina è il morto. Lavora nel reparto progetti di una grossa fabbrica di cosmetici. Quarant’anni, scapolo. La seconda pedina è l’accusata. Lavora quasi a contatto di gomito con la vittima. Trentacinque anni, nubile. La terza è Teresa Zannini, universitaria, corso di Biologia. Venticinque anni. Passa per caso ed è testimone dei fatti, ma solo in parte. La quarta è il sedicente innamorato, più interessato a scovare l’assassino che a scagionare la ragazza-.
-E i reperti?- fa timidamente Perretti.
- Ma certo-, approva Olindo, -Sono sempre di grande aiuto e a volte anche decisivi. Mettiamo al primo posto la scarpa della ragazza, prova determinante e inconfutabile della sua presenza sul luogo del delitto. Al secondo, l’automatica inceppata addosso al morto. Al terzo, la metà di un biglietto da dieci euro, di cui non è stata rinvenuta l’altra metà. Al quarto, la pennetta del computer, che secondo gli ultimi aggiornamenti era vuota. Al quinto, il computer, il cui contenuto è sconosciuto alla stampa. Al sesto, i frammenti di bottiglia e il liquido sparso sul pavimento. Sei d’accordo?-
-Ma certo- fa Perretti, che segue attento.
-Tutti questi fattori hanno interagito fino al momento dell’omicidio e oltre. Si tratta di stabilire come. In tutto il guazzabuglio, il primo problema da risolvere e quello della porta chiusa dall’interno- Olindo si ferma per una breve pausa di riflessione.
-La ragazza non può essere uscita correndo e poi aver chiuso la porta dall’interno, perciò la situazione va, deve essere pensata in modo diverso, non credi?-
-Che vuoi dire?-, chiede Perretti.
-Che nessuno può avere da obiettare se si sostiene che la porta può essere stata chiusa solo da una persona all’interno-
-Ma all’interno c’era il morto-, dice Perretti, pur sapendo che Olindo ha già in mente qualcosa.
-E’ vero-, concorda infatti Olindo. –E’ un ostacolo insormontabile, a meno che non si torni a ragionare in modo coerente e non si arrivi a pensare che all’interno ci fosse un uomo vivo-. Perretti naturalmente vorrebbe ripetere che era morto, ma tace.
-Siccome erano solo in due- dice Olindo chiudendo gli occhi per una maggiore concentrazione, -bisogna credere per forza che la ragazza sia uscita mentre il morto era ancora vivo e che sia stato proprio lui a chiudere la porta- Una nuova pausa. Sentiva che lentamente si stava avvicinando alla soluzione.
-Ma allora, chi l’ha ammazzato?- fa Perretti, sicuro che Olindo ha anche una spiegazione. Invece non ce l’ha ancora, ma ha di nuovo gli occhi chiusi.
-Non lo so,- gli risponde,-ma siamo proprio sicuri che è stato ammazzato? Mancano ancora il movente e l’arma del delitto. La ragazza è uscita senza oggetti in mano e niente è stato trovato per le scale-. Una nuova pausa. Stringe le palpebre sugli occhi come per spremere il cervello.
-Siamo sicuri che l’hanno ammazzato?- ripete, con maggiore convinzione.
-Un sacco di gente si ammazza da sola, dentro casa-, dice Perretti, - cade dalle scale, scivola, cade dalle finestre, dai balconi, piglia fuoco…- Era giusto quello che aveva in mente Olindo.

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