giovedì 5 aprile 2012

diario di un qualsiasi nessuno

Mercoledì, 4 aprile 2012

Ogni volta che scrivo l’Anno Domini 2012 mi vengono in mente i Maya. Per il momento pare che la profezia della fine del mondo abbia già avuto un effetto, quello di incrementare gli introiti degli operatori turistici che si sono fatti un dovere di spedire quanti più curiosi possibile in Guatemala. E’ possibile che qualcuno di costoro voglia chiedere ai discendenti diretti dei Maya se la profezia è affidabile, magari se la saranno tramandata di generazione in generazione. Se i Maya si sono aggiornati alla civiltà corrente, è anche possibile che i turisti trovino il paese zeppo di chioschi in concorrenza fra loro dove qualche santone o gran sacerdote o chissà chi altri abbia già stabilito un minimo di offerta per fornire la rivelazione più attendibile. Una volta assicurati che la profezia non è una bufala, il prossimo passo sarà una corsetta fino al Pech de Bugaresh, un monte misterioso nemmeno troppo alto, appena 1250 metri, più o meno, sui Pirenei francesi, a conquistarsi la prenotazione di una camera per la notte del 20 dicembre, ma anche una settimana prima del giorno 21, i meno tirchi. Si tratta di un paesino minuscolo, che la profezia vuole salvo dallo sfacelo, dove i prezzi della terra e degli immobili e degli affitti saranno già arrivati alle stelle. Così stanno le cose. Oltre alle previsioni del tempo, quest’anno abbiamo anche la previsione dell’Apocalisse. Dovrei sforzarmi di trovare qualcosa del genere per promuovere la vendita del mio romanzo, che è piaciuto da matti a me e a e a quei quattro gatti che lo hanno comprato, a cominciare dal titolo che ha un ritmo tutto particolare. La dodicesima grotta (Ta, ta ta ta, ta ta ta, ta). Ci ho riflettuto un po’ su, ma l’Apocalisse non è di aiuto. A meno che non ne faccia distribuire qualche migliaio a Bugaresh verso novembre. Ma se poi c’è davvero l’apocalisse, non mi resta neanche il tempo di incassare i diritti d’autore. Pensiamo a altro . Oggi sono uscito con un forte scirocco che si è indebolito da morire appena ho lasciato il porto, subito ha cominciato a piovere ed è cessato il vento. Ne è rimasto un alito ed è stato un miracolo che sia potuto rientrare. Il fuoribordo è dal meccanico da quindici giorni. Dovrebbe pulire il carburatore, nient’altro, ma nel frattempo devo farne a meno. In questi giorni è scaduta anche la polizza. Meccanico o no, carburatore o no, che usi il motore o meno, va pagata. La polizza è come la vita. Ingiusta. Ci faccio un salto domani mattina.

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